Editoriali

Cosa vogliono i militari francesi?

Redazione

Un altro appello per evitare la guerra civile. Il governo di Macron è sospettoso

Questa volta è un contingente di soldati in attività a firmare un appello che allerta sul rischio di “guerra civile” in Francia. Dopo la “tribune” sottoscritta il 21 aprile da un gruppo di ex generali e ufficiali in pensione dell’esercito, nella quale si denunciava la “disintegrazione” del paese sotto i colpi dell’“islamismo e delle orde delle banlieue”, il settimanale conservatore Valeurs Actuelles ha pubblicato domenica sera una nuova lettera aperta firmata da duemila militari in servizio, secondo cui la Francia è sull’orlo del precipizio, perché si è arresa all’islam radicale e ha lasciato che l’odio anti francese si insediasse stabilmente nelle periferie multietniche.

 

 

“Agite, signore e signori. Questa volta non bastano le reazioni sull’onda dell’emozione, le formule preconfezionate o la mediatizzazione. Non si tratta più di prolungare i vostri mandati o di conquistarne altri. Si tratta di salvare il nostro paese, il vostro paese”, scrivono gli autori del testo, indirizzato al presidente Macron, ai ministri, ai parlamentari e alle alte gerarchie dell’esercito. Se non verranno prese misure drastiche dal punto di vista securitario, tuonano i militari, ci sarà presto un’“insurrezione civile”. “Afghanistan, Mali, Repubblica Centrafricana o altrove, alcuni di noi hanno conosciuto il fuoco nemico. Alcuni vi hanno perso i loro commilitoni. Che hanno dato la loro vita per distruggere l’islamismo a cui fate concessioni sul nostro suolo. Quasi tutti abbiamo conosciuto l’opération Sentinelle (operazione antiterrorismo istituita all’indomani degli attentati di Charlie Hebdo, ndr). Con i nostri occhi abbiamo visto le periferie abbandonate, gli accomodamenti con la delinquenza. Abbiamo subìto i tentativi di strumentalizzazione da parte di varie comunità religiose, per le quali la Francia è soltanto un oggetto di sarcasmo, di disprezzo, nonché di odio”, affermano i firmatari, che hanno preferito restare anonimi per non incorrere nelle sanzioni di cui rischiano di essere oggetto gli autori del primo appello (la ministra della Difesa, Florence Parly, così come il capo di stato maggiore degli eserciti, il generale Lecointre, hanno promesso “dure sanzioni”, anche se finora c’è stato soltanto un richiamo all’ordine e un invito a rispettare il dovere di riservatezza).

 

I militari, tuttavia, sostengono senza riserve i colleghi più anziani nella loro analisi della situazione francese: “Hanno ragione nei contenuti del loro testo, in toto. Vediamo la violenza nelle nostre città e nelle nostre campagne. Vediamo il comunitarismo prendere piede nello spazio pubblico. Vediamo l’odio verso la Francia e la sua storia diventare la norma (…). Abbiamo visto questo declino in molti paesi in crisi e precede il crollo. Annuncia il caos e la violenza, e, contrariamente a quanto andate affermando qua e là, questo caos e questa violenza non verranno da un ‘pronunciamento militare’ ma da un’insurrezione civile (…). Nessuno può desiderare una situazione così terribile, ma la guerra civile si sta preparando in Francia e lo sapete perfettamente”.

 

 

I militari precisano che dietro la decisione di pubblicare la “tribune” non c’è la minima intenzione di sovvertire le istituzioni, ma soltanto quella di risvegliare i piani alti della République su una situazione che sta diventando insostenibile nel quotidiano. Su Bfm.tv, il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha tuttavia deplorato la pubblicazione dell’appello, denunciando la “mancanza di coraggio” dei firmatari che hanno optato per l’anonimato. Darmanin ha parlato anche di “basse manovre” a pochi mesi dalle presidenziali, lasciando intendere che dietro l’appello possa esserci un tentativo di destabilizzazione politico-istituzionale influenzato dalla destra dura di Marine Le Pen. Quest’ultima, tra l’altro, era stata l’unica leader politica a sostenere apertamente l’appello del 21 aprile. Come riportato da Europe1, la Drsd, i servizi di intelligence degli eserciti francesi, hanno lavorato giorno e notte per cercare di identificare gli autori del secondo appello, ma senza successo. Tocca ora a Macron decidere se proseguire la ricerca per individuare e sanzionare i firmatari, col rischio di provocare una crisi politica.

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