La sede dell'Ecole Nationale d'Administration di Strasburgo (LaPresse) 

Adieu l'Ena. Macron fonda una scuola per l'élite “meno sconnessa dalla realtà”

Mauro Zanon

La superscuola fondata da de Gaulle, fucina di ministri e presidenti, presto non esisterà più. Una rivoluzione culturale in Francia

L’Ena, la superscuola delle élite francesi, fucina di ministri e presidenti della Repubblica tra cui Emmanuel Macron, presto non esisterà più. Ieri pomeriggio, in videoconferenza, l’attuale inquilino dell’Eliseo ha approfittato di una “conferenza con i manager dello stato” sulla riforma dell’alta funzione pubblica per annunciare la soppressione dell’École nationale d’administration, fondata da Charles de Gaulle nel 1945 per formare il fior fiore della nazione, la classe dirigente che avrebbe dovuto riscattare l’onore dello stato francese compromesso dal regime vichysta. Al posto dell’Ena, ci sarà una nuova istituzione “più aperta alla diversità” e “meno sconnessa dalla realtà”, secondo le parole della macronia. Si chiamerà Institut du service public (Isp), sarà “una scuola di guerra” dell’alta funzione pubblica e si ispirerà all’École de guerre che forma le forze armate francesi. “E’ un cambiamento inedito. Il presidente vuole rifondare la maniera in cui la nostra funzione pubblica recluta, forma e accompagna i percorsi degli alti funzionari. La promessa di una carriera ascensionale a vita non fa più vendere”, ha detto ieri al Point l’entourage di Macron. 

    
L’informazione, anticipata ieri mattina dall’emittente radiofonica Europe 1, ha sorpreso molte persone, che non si aspettavano certo una soppressione pura e semplice dell’Ena, ma soltanto una riforma dell’istituzione che ha sede a Strasburgo, come aveva lasciato intendere il presidente della Repubblica nel febbraio 2020. Ma così ha deciso Macron, fedele alla sua promessa di rottura dei determinismi sociali e di emancipazione degli individui su base meritocratica. Macron punta con la futura scuola ad attrarre profili eterogenei, provenienti dalle università e non più soltanto da Sciences Po. Ciò significa rompere l’omogeneità culturale e sociale che ha caratterizzato l’Ena fino a oggi e far entrare nuovi candidati nei grandi corpi dello stato che amministrano il paese, ossia l’Ispettorato delle finanze, il Consiglio di stato e la Corte dei conti. Per quanto riguarda la formazione dei futuri alti funzionari, Macron ha annunciato un programma comune, al fine di metterli tutti a confronto con le nuove realtà sul campo: laicità, povertà, ecologia e scienza. L’altro tema altamente infiammabile su cui il presidente francese ha deciso di intervenire è la riforma delle carriere: le logiche corporative e le rendite a vita verranno abbandonate a favore di una maggiore mobilità professionale. Secondo questa filosofia, gli alti funzionari in futuro saranno valutati in maniera sistematica e adibiti a una missione in funzione del loro profilo e dei bisogni dello stato, e non più soltanto in base alla loro posizione in graduatoria all’uscita dall’Ena. 

  
Non si tratta, insomma, di semplice cosmetica, ma di una rivoluzione dell’alta funzione pubblica. Macron, anche in ottica presidenziali, vuole mostrare ai francesi che ha colto le lezioni della crisi sanitaria, attaccando il leviatano dell’amministrazione pubblica, giudicato poco efficace, non abbastanza leale, troppo lento e anche troppo potente. Alcuni consiglieri dell’Eliseo sentiti da Europe1 hanno spiegato che non si tratta di un “attacco in piena regola agli alti funzionari”. Ma indubbiamente, sopprimere l’Ena è un gesto simbolico molto forte. C’è però un problema: per essere adottata entro il 2022, la riforma dell’alta funzione pubblica, che comprende l’eliminazione dell’Ena, deve essere discussa in Parlamento prima di giugno. E come sottolinea Europe 1, alla luce del traffico legislativo, “la finestra di tiro è assai ristretta”.

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