Il personale della Mare Jonio, nave della ong Mediterranea Saving Humans, durante un'operazione di soccorso nel Mediterraneo (LaPresse)

Editoriali

L'ipocrisia sulle ong spiegata a Travaglio

Redazione

Ci risiamo: riecco lo sproloquio manettaro sui salvataggi dei migranti

Che la politica italiana stia tornando alla cara, vecchia stagione della normalità lo dimostra anche il lungo editoriale di ieri del direttore del Fatto. Sembra quasi che il tempo si sia fermato, guardando Travaglio rispolverare per l’occasione la bomba atomica di ogni ragionamento assennato a proposito di immigrazione, la storia delle “ong taxi del mare”, copyright Luigi Di Maio. Con la foga sovranista di un tesserato di Génération identitaire (rip), il direttore si impantana fra procedimenti giudiziari ancora in corso, slogan populisti della rimpianta (da Travaglio, si intende) stagione gialloverde e dichiarazioni rilasciate dal ministro Luciana Lamorgese. La procura di Trapani ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti di 21 persone per il caso Iuventa ma il procedimento non è che a uno stadio embrioniale, con i pm che hanno appena annunciato la chiusura delle indagini.

 

 

A Ragusa siamo addirittura a una fase precedente, le indagini sono appena partite e si ipotizza uno scambio di denaro fra l’ong Mediterranea Saving Humans e l’armatore Maersk per un trasbordo di migranti fra la nave Mare Jonio e la Maersk Etienne. Ancora zero elementi concreti, allora Travaglio prova a citare Lamorgese, quando afferma che le navi delle ong “hanno la possibilità di stare ferme in acqua con persone appena recuperate anche 4-5 giorni”. Per il direttore non ci sono dubbi, è la prova di un accordo fra trafficanti e ong. Poi però, forse in preda a un raptus di improvviso garantismo, prende fiato e mette le mani avanti: “Ora facciamo pure finta che non ci siano reati ma poi finiamola con le bugie e le ipocrisie”. Già, sarebbe ora di finirla con l’ipocrisia di chi si lamenta dei salvataggi delegati ai privati, di chi contesta il loro silenzio davanti alla violenza usata dai trafficanti contro i migranti ma tace sui respingimenti illegali nelle carceri libiche. Le ong non piacciono? Bene, si aspetti che sia la giustizia a decidere. Nel frattempo si rimettano in mare le navi della Guardia costiera e della Marina militare italiana. Servono anche a questo: a salvare vite.

 

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