Gli anticorpi di TikTok contro la propaganda del Cremlino
La disinformazione russa è arrivata anche sul social dei ragazzi, ma ancora non ha capito come conquistarlo
Il Cremlino ha sempre dimostrato un interesse particolare per internet e per i social e non poteva lasciare l’ultimo arrivato, TikTok, lontano dai suoi tentativi di farne un mezzo di propaganda. Per quanto le ultime notizie sui servizi segreti russi indichino che tutta l’intelligence di Mosca sia in uno stato di sciatteria e disfacimento, l’attenzione per ciò che avviene online continua a essere alta. Ma non è detto che i russi continuino a reagire sempre allo stesso modo, come dimostra un’analisi di Ilya Klishin, uno dei giornalisti russi esperti di tecnologia, tra i primi a parlare delle fabbriche dei troll quando ancora erano edifici nelle periferie delle grandi città russe e si occupavano esclusivamente di questioni interne: era il 2013, tre anni prima delle elezioni americane.
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- Micol Flammini
Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.