Litigi presidenziali

Eva contro Eva alla Casa Bianca. Primo esame per Biden

Luciana Grosso

S’arrabbia, urla, non si può lavorare con lei. L'economista Heather Boushey scelta dal presidente viene criticata sui social dalla sua ex collega: "E' inadatta". E adesso che fare?

Milano. Si chiama Heather Boushey il primo grattacapo dell’Amministrazione Biden prossima ventura. Heather Boushey è un’economista riconosciuta e autorevole, ha una lunga carriera alle spalle, nel corso della quale ha lavorato per il Center for American Progress di John Podesta, il Comitato economico congiunto del Congresso degli Stati Uniti e soprattutto come capo del team economico della candidata Hillary Clinton, oltre che come responsabile di un think tank, il Washington Center for Equitable Growth, tutto dedicato alla riparazione delle diseguaglianze economiche, alle disparità salariali, alle politiche sociali e soprattutto alle condizioni di lavoro delle donne e delle famiglie.

 

Un curriculum perfetto per il governo Biden: donna, femminista, competente progressista, abbastanza ma non troppo, fissata con diritti sociali e lotta alla povertà. Perfetta. Tanto perfetta che Joe Biden l’ha inserita nel suo Council of Economic Advisers, ossia il tavolo di esperti cui sono delegate le analisi e le decisioni economiche della presidenza. Sembrava una scelta inoppugnabile. Invece no. Il giorno successivo alla nomina, una sua ex collaboratrice, Claudia Sahm, che con lei aveva lavorato al Washington Center occupandosi di politiche macroeconomiche ha scritto sui suoi social che Boushey non ha il profilo adatto a lavorare alla Casa Bianca. Il problema non starebbe né nella sua preparazione né nelle sue posizioni politiche, quanto nel suo pessimo modo di porsi nei confronti di colleghi e sottoposti. Secondo Sahm, Boushey sarebbe iraconda, facile all’insulto, soggetta a frequenti episodi di urla e imprecazioni oltre che “incredibilmente incompetente come manager”.

 

Per dare credibilità alle sue parole Sahm ha anche condiviso un report interno del 2015 (transitato anche per Wikileaks a un certo punto) che descrive in dettaglio come altri cinque dipendenti abbiano lasciato il think tank a causa dello stile di gestione di Boushey, incluso uno che ora fa parte del team di transizione di Biden. Non solo: sembra che le difficoltà di gestione dell’ambiente di lavoro da parte di Boushey abbiano persino spinto il Center for American Progress ad assumere apposta per lei un coach che le insegnasse a stare al mondo. Ora che fare? Tenere conto che Sahm è stata licenziata proprio da Boushey, lo scorso ottobre? Credere alle sue parole e alla sua opinione, dando loro più peso di quello dato alle valutazioni fatte sin qui dallo staff di Biden che ha selezionato, curriculum alla mano, i nomi di chi doveva entrare nella squadra economica? Cedere alle pressioni di chi dice che, poiché Boushey è iraconda, non può stare in una Casa Bianca tutta dedicata alla pacatezza e alla misura, come vuole essere quella targata Joe Biden? Sembra che il team del presidente eletto voglia tirare dritto, ma attorno è già tutta una previsione e un pettegolezzo. Il più frequente: auguri, con tutte queste donne.

 

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