“Ayatollah ecologisti”
Al guardasigilli francese Dupond-Moretti, nemesi dei benpensanti, mancava solo l'elogio della caccia
Il ministro della Giustizia di Macron ama la corrida e le ragazze seducenti, coltiva l’irriverenza, il “gusto smodato per la libertà”. E adesso chiama “fondamentalisti” i difensori della causa animalista
Roma. “Non mi riconosco in questi tempi, questa richiesta di trasparenza, questi nuovi giudici che sono diventati vigilantes, questi giornalisti che si credono poliziotti…”. L’‘Acquittator’ Éric Dupond-Moretti, così chiamato per le assoluzioni che vanta in aula da avvocato (acquitter, assolvere), accende sigarette in serie, ama la corrida e le ragazze seducenti, coltiva l’irriverenza, il “gusto smodato per la libertà” – così attacca il sito Mediapart di Edwy Plenel (“stalinisti”) – e le insidie alla libertà (Balance ton porc, moralismi, igienismi, vittimismi e social, “questi bidoni della spazzatura di persone odiose e frustrate”). Dupond-Moretti dice che bisogna bere almeno un bicchiere di rosso a pasto, difende la galanteria, la presunzione di innocenza, odia gli attivisti e la “Repubblica dei giudici”, questa “cricca che si concede tutto e si autoproclama custode della morale pubblica”. Ne ha per i “nuovi inquisitori” del Monde: “Quando ho visto che i giornalisti avevano i verbali mentre Fillon no l’ho trovato scioccante”. Le femministe lo odiano per tante sue dichiarazioni: “Non voglio il moralismo all’americana, ma che un uomo possa portare una donna in un ascensore”, “la guerra dei sessi, francamente, la trovo superflua”, “da giovane ho fischiato qualche ragazza e una sciocchezza simile costerebbe 90 euro?”. Lo odiano al punto che sul Monde è uscito un appello firmato da un centinaio di intellettuali e femministe, tra le quali l’iraniana Shirin Ebadi (premio Nobel per la Pace) e la bielorussa Svetlana Alexievitch (Nobel per la Letteratura) contro la sua nomina a ministro, “un affronto alle ambizioni di promozione dei diritti delle donne”.
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- Giulio Meotti
Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.