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Un famoso scrittore ci dice che la Cina può essere una distopia, ma l'occidente è l'avversario

Edoardo D'Elia

Han Song ha scritto libri di fantascienza molto premiati, è convinto che il conflitto tra superpotenze sia vicino e che Pechino è in vantaggio

Di notte, Han Song è uno scrittore di fantascienza pluripremiato e acclamato dalla critica internazionale che con le sue storie stigmatizza le derive tecnologiche, sociali, psicologiche e politiche di un futuro distopico. Di giorno, invece, scrive per la Xinhua, l’agenzia di stampa ufficiale del regime cinese. In un’intervista a China Daily, Han Song si è definito “un nazionalista convinto nel profondo”, e in più di un’occasione ha criticato ferocemente l’occidente, che millanta uno stile di vita inadatto e corrotto. Al tempo stesso, però, una parte consistente delle opere di Han Song è censurata in Cina.

 

In questo paradosso si specchia gran parte della migliore letteratura cinese contemporanea, la cui convivenza con il regime è al tempo stesso di sottomissione e conflitto, anche se a noi occidentali l’indirizzo ideologico può sembrare sempre lo stesso. Per capire queste dinamiche basta leggere “I mattoni della rinascita”, a cura di Chiara Cigarini, un’antologia (la prima in lingua non cinese) di otto racconti appena pubblicata da Future Fiction. Le allegorie di Han Song sono talmente chiare da essere quasi didascaliche e i riferimenti al nostro mondo sono altrettanto diretti.

 

Nel racconto “Il mio paese non sogna” (2003), per esempio, il protagonista si accorge di non sognare più e di essere sempre stanco, così come sono sempre stanchi tutti i suoi colleghi e amici e concittadini, che vivono e lavorano in uno stato di perenne spossatezza. “All’inizio – si legge nel racconto – quotidiani, giornali e agenzie avevano dato istruzioni ai propri giornalisti di investigare sulla faccenda, ma i pezzi in questione non videro mai la luce. A quanto pareva le autorità avevano dato ordini di non lasciare alcuno spazio alle speculazioni, nel timore che potessero turbare la quiete pubblica”. E infatti si scoprirà che sono tutti stanchi perché di notte, invece di dormire, escono a lavorare, in preda a uno stato di sonnambulismo indotto dal governo per rendere tutti più controllabili ed efficienti.

 

Nel romanzo “Red Star over America” nel 2066 gli Stati Uniti sono in piena decadenza, e la Cina è l’unica potenza egemone

“Ho scritto questo racconto nel 2002 – dice Han Song al Foglio – poco dopo che la Cina è entrata a far parte del Wto e ha cominciato la sua rapidissima crescita economica. L’ascesa della Cina è la volontà della nazione. Gli individui, in certa misura, devono sacrificare loro stessi in ossequio alla volontà nazionale così da poter riacquistare l’orgoglio del Regno di Mezzo. Alcuni diritti individuali devono essere ridotti per affrontare la minaccia dell’occidente. Non c’è altra scelta se non quella di convertire 1,4 miliardi di sogni in un unico sogno che assicuri alla nazione una forza sufficiente per sopravvivere”.

 

L’occidente che rappresenta quella minaccia da cui difendersi è però anche la fonte da cui l’idea del sogno è stata presa. Il sogno cinese di Xi Jinping è un riadattamento del sogno americano, almeno a livello di motto propagandistico, con una differenza che forse si può ridurre a un salto di mediazione: se il sogno americano è l’affermazione solipsistica dell’individuo, che crederà talmente in se stesso da diventare efficiente e mantenere l’America sempre grande, il sogno cinese prevede che l’individuo si impegni per rendere grande la Cina, senza passare dalle sue aspirazioni personali. “Il moderno Sogno Cinese (il grande rinnovamento della Cina) – dice Han Song – è uguale al moderno Sogno Americano (“Make America great again”). In certa misura, è il sogno americano a stimolare quello cinese, rendendo imperativa, per i leader cinesi, la necessità di realizzare il sogno cinese”.

 

Nel romanzo “Red star over America” Han Song immagina un 2066 in cui gli Stati Uniti sono sull’orlo del completo fallimento a causa dalla loro politica di chiusura del Ventunesimo secolo, mentre la Cina è rimasta l’unica superpotenza economica e detiene incontrastata l’egemonia culturale. Nel frattempo il livello del mare si è alzato drammaticamente e le grandi città sono circondate da dighe protettive. Il protagonista è un giocatore di Go, il gioco tradizionale cinese diventato lo sport più popolare al mondo, che si trova a New York per i campionati mondiali. Durante la partita più importante, ospitata all’interno delle Torri Gemelle, l’oceano si imbizzarrisce e sfonda la diga travolgendo New York. Poco dopo, un attacco terroristico colpisce le Torri Gemelle, radendole al suolo. Il protagonista si salverà lanciandosi dalla torre, cadendo nell’oceano. Il romanzo è stato scritto alla fine degli anni Novanta e pubblicato nel 2000. “La fantascienza – dice Han Song – può agire da oracolo. Seguendo le tracce del mondo reale, gli scrittori vedono ciò che è destinato a succedere in futuro”.

 

Han Song usa toni cupi e opprimenti, descrive personaggi deboli e vergognosi, con desideri distorti quando non deplorevoli, e predilige temi che riguardano un futuro talmente prossimo da sovrapporsi al presente. O meglio: immagina piccole modifiche alla condizione presente, compie brevi balzi con l’immaginazione, restando così, in qualche modo, più plausibile. E perciò decisamente più angosciante. Più Kafka che “Star Wars”, insomma.

 

In un racconto che troviamo nell’antologia in italiano, un uomo dipendente dal sesso a pagamento si ritrova in un’isola privata su cui si possono cacciare liberamente le donne, con fucili, katane o frecce narcotizzanti: alle donne catturate si potrà poi fare qualsiasi cosa, senza limiti. Si intitola “Guida alla caccia delle belle donne” (2014) e descrive le derive, non così difficili da immaginare, di un’ingegneria genetica che, per soddisfare i capricci depravati di uomini ricchi e resi apatici dalla mercificazione del corpo e dei sentimenti, produce in serie esemplari femminili di perfetta bellezza capaci di raggiungere la maturità in soli due anni. Sono donne in carne ossa e sangue, ma senza lo statuto legale e morale di essere umano, e che perciò possono essere abbandonate su un’isola che diventerà una vera e propria riserva di caccia. Questo approccio critico e diretto, insieme con un interesse per l’assurdo più che per il fantastico, lo fanno spiccare per originalità e forza espressiva tra le altre voci della letteratura fantascientifica cinese contemporanea. “La fantascienza cinese – continua – è nata nei primi del Novecento. Ha subìto una forte influenza dall’Europa e dagli Stati Uniti ed è una combinazione tra la cultura tradizionale cinese e gli stilemi del cyberpunk, dello steampunk, della space opera, dell’utopia e della distopia. Il mio lavoro si concentra soprattutto sui cambiamenti della società cinese e sui suoi rapporti con il resto del mondo in un’èra in cui la realtà ha superato la fantascienza. Molti dei miei lavori si concentrano sull’assurdità della vita moderna”.

 

Il grande scontro geopolitico può essere ritardato di dieci anni se le due potenze sapranno convivere, ma non è più evitabile ormai

Han Song è convinto che la fantascienza cinese sia così fiorente perché gli scrittori stessi vivono ai confini del presente, in “una società caleidoscopica in rapido cambiamento” dove possono trovare indizi chiari di come sarà il futuro. “La Cina sta affrontando il più grande cambiamento dei suoi cinquemila anni di storia. La caratteristica principale della fantascienza cinese è che può fornire un punto di vista diverso e raccontare l’umanità e l’universo. Come sarà il futuro se una superpotenza comunista riuscirà davvero ad affermarsi? In che modo cambierà l’evoluzione dell’universo quando le astronavi esporteranno un sistema di valori orientali? Quale tipo di tecnologia oscura sarà prodotta da un sistema che è un ibrido tra Confucianesimo e Comunismo?”. Per Han Song, come per la maggior parte della fantascienza cinese, pare che il grande gioco politico sia a somma zero. Ed è quasi inevitabile, in quest’ottica, che la potenza emergente superi la potenza egemone.

 

Questo è piuttosto inquietante per noi occidentali perché in più di un’occasione, non soltanto nel 2000 con le Torri Gemelle, Han Song ha mostrato doti preveggenti. Con il libro “Subway” (2010), ha immaginato un mondo in cui il distanziamento sociale è un’ossessione globale: racconta di personaggi che, immobili e apatici, viaggiano all’infinito su una metropolitana che sembra non avere una destinazione. Il modo in cui le persone si comportano in metropolitana è emblematico di come si comportano in società e, in questi tempi di necessario ed estraniante distanziamento sociale, la metafora della metropolitana risulta ancor più potente. “E’ molto interessante – dice Han Song – capire come le persone riusciranno, in futuro, a gestire il loro spazio personale, sia fisico sia spirituale. L’idea di ‘Subway’ mi è venuta vivendo in una società dove troppe persone vivono vicine e dove rimangono sempre meno spazi privati. Sono convinto che un affollamento del genere porterà inevitabilmente al conflitto e al disastro sociale. La pandemia restringe i nostri spazi abitativi e confina le nostre menti. In Cina le persone non soltanto manterranno il distanziamento sociale, ma anche il silenzio sociale, perché per molti il nemico, o il virus, sono gli altri”.

 

Poi, la previsione dettagliata della pandemia e dei suoi nefasti effetti è raccontata nella Trilogia Ospedaliera, una delle sue più recenti pubblicazioni di fiction, conclusa nel 2019, in cui immagina l’intero mondo come un grande ospedale cinese. Per chi, come uno scrittore di fantascienza oracolare, vede ovunque i segni del futuro, i cambiamenti che stiamo affrontando (la crisi economica, la paura dei virus) non possono sorprendere: “Il cambiamento è iniziato prima della pandemia, quando già percepivo una crisi imminente. Ho avvisato più volte che ci sarebbe stato presto un disastro. Ogni volta che c’è stato un impennata di fantascienza in Cina, è seguito un grande disastro. Senza eccezioni negli ultimi cento anni”.

 

Han Song scrive articoli, blog, saggi, poesie, racconti e romanzi. Ha studiato giornalismo e letteratura inglese all’Università di Wuhan. E, a quanto pare, prevede il futuro. Forse perché ha una magica immaginazione o forse perché è il futuro a non averne neanche un po’. In entrambi i casi, è utile sapere quale sarà secondo lui la prossima grande crisi, giusto perché non si dica che non ce l’aveva detto: “Secondo me la prossima grande crisi sarà il crescente conflitto tra la Cina e l’occidente. Se le due civiltà si incontreranno a metà strada, invece di incolparsi reciprocamente, l’equilibrio geopolitico potrebbe reggere per forse altri dieci anni. Ma non sono ottimista”.

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