Scontri etnici a Digione

Daniele Raineri

Quattro giorni di botte fra ceceni e arabo francesi, ma è una cosa che va avanti da mesi in tutta la Francia

Lunedì sera la polizia francese è stata costretta a organizzare una spedizione con circa cento agenti per riprendere il controllo del quartiere Grésilles di Digione – una città nel centro della Francia – dove da quattro giorni una fazione di ceceni si scontrava con una fazione di giovani di origine araba. Nel contingente c’erano anche agenti del Raid, l’unità speciale della polizia che interviene nelle situazioni più pericolose, come la strage al Bataclan o la presa di ostaggi dentro a un supermarket kosher nel gennaio 2015, sempre a Parigi. E’ possibile che la spedizione della polizia fosse a quel punto meno rischiosa di quanto i video che circolavano sui social lasciassero intendere. I ceceni avevano già abbandonato la zona e non si hanno notizie di morti, ma c’è un ferito grave, il proprietario di una pizzeria. Le bande rivali nei video sfoggiano armi da fuoco e hanno sparato ad alcune telecamere a circuito chiuso per non farsi inquadrare, ma alcune sono soltanto modelli per softair – innocue, esibite per fare scena. C’erano anche armi vere: almeno un fucile kalashnikov, alcune pistole e alcuni fucili a canne mozze

 

  

Secondo l’intervista a un ceceno fatta da Le Bien Public, un giornale locale, lo scontro è cominciato perché gli spacciatori di origine araba hanno picchiato un sedicenne ceceno “con sbarre di ferro” (particolare apparso sui giornali francesi). Secondo una fonte di Vladislav Davidzon, un giornalista che parla russo, gli spacciatori avrebbero messo la canna di una pistola in bocca al ragazzo. Questo sarebbe successo venerdì. Alcuni ceceni avrebbero deciso di reagire e hanno organizzato una spedizione punitiva alla quale si sono uniti anche da altre città, con decine di macchine. Secondo France 24 e la Bbc, i ceceni sarebbero stati cinquanta sabato, duecento domenica e centocinquanta lunedì. Sabato ci sarebbe stato un incontro chiarificatore con gli arabo-francesi.

 

Ma alla fine dell’incontro i ceceni che andavano via sono stati presi a colpi di armi da fuoco. Al tradimento del patto sono seguiti due giorni di violenze tra bande di gente incappucciata per non farsi riconoscere. Il video più truculento, quello in cui i giovani arabi tutti copertissimi sfoggiano asce e pistole, secondo un sindacato di polizia risalirebbe a dopo che i ceceni avevano già lasciato la zona perché prima “gli arabi si pisciavano nelle scarpe” dalla paura. Questo è il racconto urbano, ma in realtà la fiammata di tensione a Digione fa parte di una tensione molto più generale con i ceceni, che si estende ad altre città, come Tolosa e Nizza, dove in settimana ci sono state due sparatorie con dieci feriti. A Troyes c’erano stati scontri ad aprile, a Rouen a maggio. Il contesto è quello di una collisione a livello nazionale tra due gruppi, per ragioni ancora da chiarire.

 

I ceceni, secondo il giornale Le Parisien, rifiutano l’espressione “regolamento di conti”. Vicino Nizza da qualche settimana avrebbero istituito un sistema di ronde per respingere gli spacciatori e dicono che la loro comunità (sessantamila persone in Francia, ma con loro nelle strade ci sarebbero anche serbi e albanesi) è colpevole soltanto di reagire ai soprusi degli arabi. Ma non è da escludere che ci siano altre spiegazioni, meno nobili, per questi scontri fra etnie su suolo francese. I video con il fumo di pneumatici in fiamme, gli adolescenti incappucciati con le armi e il suono di spari è un argomento molto forte per la destra, che sostiene l’impossibilità dell’integrazione degli immigrati e in questi giorni si oppone alla proposta di togliere armi agli agenti di polizia. Il sindaco socialista di Digione, François Rebsamen, ha detto che Marine Le Pen, leader del Rassemblement national, “non è la benvenuta a Digione”. Lei ha risposto “vengo a constatare il fallimento delle vostre politiche, non sarai tu di certo a impedirmelo”.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)