Un suicidio egiziano
Se questa è la stabilizzazione di Al Sisi, che differenza c’è con gli estremisti?
Sara Hegazy era una donna egiziana di trent’anni che nel 2017 a un concerto al Cairo sventolò la bandiera arcobaleno. L’immagine divenne subito virale, la polizia fece una retata e portò in carcere settantacinque persone. I talk–show cominciarono a parlare della bandiera degli omosessuali che sventola sull’Egitto, della vergogna nazionale, della degenerazione intollerabile. La Hegazy nei tre mesi di carcere fu torturata con scariche elettriche e abusi. Quando uscì su cauzione ottenne rifugio in Canada – che andrebbe ringraziato perché si prende carico di questi casi, dalle pachistane perseguitate perché cristiane alle donne saudite in fuga. Spiegò che i cinque minuti passati a quel concerto con la bandiera arcobaleno sulle spalle erano stati molto felici perché aveva provato un senso di liberazione mai provato prima e perché non si era dovuta nascondere come faceva da tutta la vita.
Sembrava una storia di speranza, non ha funzionato. Due giorni fa si è suicidata e ha lasciato questo biglietto: “Ai miei fratelli, ho cercato di sopravvivere però ho fallito. Perdonatemi. Ai miei amici, è stata un’esperienza troppo dura e mi sento troppo debole per poter resistere. Perdonatemi. Al Mondo, sei stato molto violento con me, però ti perdono”. Non sappiamo che cosa è successo nella sua testa, ma il trauma che ha dovuto sopportare nel suo paese per avere sventolato una bandiera arcobaleno non ha giustificazioni. Spesso si dice che è necessario tollerare i modi dell’uomo forte al Sisi perché comunque lui stabilizza l’Egitto e impedisce che cada nelle mani degli estremisti. Ma se una donna è torturata perché ha sventolato una bandiera arcobaleno e un ricercatore italiano – Giulio Regeni – è rapito e trucidato, che differenza c’è con gli estremisti? Che stabilizzazione è questa dell’Egitto? Il fallimento è della Hegazy o della comunità internazionale che accorda al Cairo una licenza in bianco di fare quello che vuole?
Isteria migratoria