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Cambiare la polizia in America

Daniele Raineri

Le manifestazioni puntano a riforme importanti, la più grande è la fine della qualified immunity

Roma. Questi giorni di proteste negli Stati Uniti contro la brutalità poliziesca hanno visto accumularsi altri episodi di brutalità poliziesca – in molti casi davanti alle telecamere – e hanno portato argomenti molto buoni a chi vuole abolire la cosiddetta qualified immunity, che è lo scudo legale che da quasi quarant’anni protegge gli agenti. Nelle strade è come se la curva d’apprendimento fosse piatta.

 

Ieri due agenti della polizia di Buffalo, nello stato di New York, hanno spinto per terra un passante di settantacinque anni e magrolino che non stava facendo nulla se non camminare sul marciapiede. L’anziano è caduto all’indietro, ha battuto la nuca, ha cominciato a perdere sangue – colava dall’orecchio – mentre la telecamera di una rete televisiva a quattro metri di distanza continuava a filmare la scena. L’uomo è vivo e in ospedale ma la perdita di sangue dall’interno è il segno di una brutta ferita. Nel primo rapporto della polizia si dice che “un uomo è inciampato e si è fatto male”, ma poi i due agenti sono stati sospesi. Considerata la coazione a ripetere, si capisce perché le proteste chiedono una riforma della polizia americana. Tra le richieste ci sono un database nazionale degli agenti cacciati dalla polizia in modo che non vadano ad arruolarsi nella polizia di un altro stato, regole più strette su cosa fare con le body-cam (le telecamere indossate dagli agenti), un protocollo nazionale e uguale per tutti sull’uso della forza (per esempio: quella mossa di tenere George Floyd schiacciato a terra con il ginocchio sulla gola non è permessa da alcune forze di polizia, ma da altre sì) e l’identificazione precisa degli agenti – e questo è un punto importante, perché a Washington in questi giorni molte agenzie governative hanno mandato i loro uomini a fare ordine pubblico e a un certo punto non era più possibile capire chi fosse chi. Si vedevano soltanto uomini con giubbotti, elmetti e armi, che non dichiaravano il loro reparto d’appartenenza e dicevano in modo vago di essere lì “per ordine del dipartimento di Giustizia”. 

  


AP Photo/Seth Wenig


 

Si tratta di richieste che puntano a uno standard federale ma si scontreranno con il fatto che ogni stato vuole decidere in autonomia. Tra le domande, la più importante è la fine della qualified immunity che protegge i poliziotti dalle conseguenze civili di quello che fanno. In teoria tutti i cittadini americani possono fare causa ai funzionari dello stato se pensano che i loro diritti civili siano stati violati. I procedimenti penali sono rari, le cause civili potrebbero essere un buon deterrente. In pratica però la qualified immunity si frappone tra i funzionari e le conseguenze delle loro decisioni e quando divenne legge nel 1982 lo scopo era far funzionare la macchina dello stato senza che ci fossero continue cause immotivate, violazioni dei diritti civili immaginarie e richieste di risarcimenti per ragioni superficiali. Il problema è che si è trasformata in una promessa di impunità per i poliziotti. Se un agente compie un atto illegale o incostituzionale ai danni di qualcuno c’è materiale per sostenere che c’è stata una violazione dei diritti civili, ma scatta la qualified immunity e può essere annullata soltanto a patto che ci sia già un chiaro caso nel quale lo stesso atto è stato dichiarato illegale o incostituzionale. Quando si dice “lo stesso atto” vuol dire proprio lo stesso atto in modo specifico. Altrimenti vale la qualified immunity. A febbraio le accuse contro un agente che in Texas aveva spruzzato dello spray al peperoncino contro un detenuto chiuso nella sua cella senza alcun motivo sono cadute perché gli altri casi che stabilivano una chiara protezione legale dei detenuti riguardavano percosse e l’uso di taser senza alcun motivo. Suona ridicolo, ma funziona così. Soltanto quest’anno, secondo una ricerca fatta dal sito di notizie Usa Today, lo scudo legale ha protetto alcuni funzionari che avevano rubato 225 mila dollari, guardie che hanno chiuso un detenuto in una cella allagata da acqua di fogna per giorni, un poliziotto che ha sparato a un bambino di dieci anni mentre cercava di colpire il cane di famiglia “non minaccioso” e altri casi.

 

Due giorni fa la Corte suprema americana ha annunciato che rivedrà la dottrina della qualified immunity, per vedere se regge ancora – e lo farà a causa della morte di George Floyd. In questi giorni al Congresso è stata presentata una riforma di legge per abolire lo scudo legale.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)