Il ministro presidente della Turingia, Bodo Ramelow (foto LaPresse)

La Turingia decide che l'AfD è più pericolosa del coronavirus

Micol Flammini

Nel Land orientale, che è il nervo scoperto della Germania, si pesano i rischi politici e quelli sanitari. E i primi fanno più paura

Roma. L’avevamo lasciata a febbraio la Turingia, quando il cordone sanitario delle forze liberali per arginare l’estrema destra era saltato e la Cdu aveva votato assieme all’AfD per eleggere il nuovo ministro presidente del Land: il liberale Thomas Kemmerich. Angela Merkel aveva subito detto che quella scelta era imperdonabile, la sua delfina, Annegret Kramp-Karrenbauer, si era dimessa dalla guida dei cristiano democratici e, qualche settimana dopo, le cose, almeno in Turingia, erano tornate al loro posto con la nomina a ministro presidente di Bodo Ramelow, capo della Linke, che aveva ottenuto più voti durante le elezioni e che governa il Land dal 2014. La Turingia rimane un nervo scoperto per la Germania, è la sede dell’ala più radicale del’AfD, Der Flügel di Björn Höcke, e con questo Ramelow sa di dover fare i conti, soprattutto adesso, nel momento delicato in cui il paese deve uscire dalla crisi sanitaria evitando di trasformarla in una crisi sociale.

 

In Turingia ci sono state manifestazioni contro la quarantena come in tutto il paese, proteste organizzate dall’AfD che, offuscata dalla buona gestione della pandemia da parte della cancelliera Merkel, è calata nei sondaggi, adesso cerca il modo di farsi sentire e nel Land orientale, dove già il suo elettorato è consistente, è addirittura troppo semplice. Così Ramelow nel fine settimana ha preso una decisione controversa, che ha spiazzato l’estrema destra e ha innervosito il governo federale. Ha detto che a inizio giugno tutte le restrizioni imposte contro il coronavirus saranno tolte: in Turingia le persone potranno circolare liberamente e la vita ricomincerà come prima. “Dai divieti ai precetti, dai vincoli alla moderazione”, ha detto il ministro presidente, precisando che si limiterà a far leva sul senso di responsabilità dei suoi cittadini, che sicuramente non vorranno che i contagi ricomincino ad aumentare e quindi sapranno da soli quali precauzioni adottare.

 

Bodo Ramelow, più di altri leader, nel Land orientale che è uno specchio di tutta la Germania, ha così misurato il peso dei rischi sanitari e di quelli sociali. Per tre fine settimana di seguito ha visto le proteste ripetersi e gonfiarsi, ha visto l’AfD e il suo leader locale Höcke sfruttare la situazione e la rabbia, e in un’intervista alla Bild am Sonntag ha detto che è arrivato il momento di essere “realisti”. I suoi compagni di coalizione socialdemocratici gli hanno suggerito che non è il caso che la Turingia “si trasformi nella Svezia tedesca”, che l’emergenza esiste ancora e non bisogna dare segnali contrastanti. I malumori sono arrivati anche a livello federale e la decisione di Ramelow è stata commentata dal ministro della Salute Jens Spahn che ha detto che non c’è nulla di più sbagliato in questo momento che far credere che la lotta contro il virus sia stata vinta, che durerà ancora per mesi. Il leader della Linke all’inizio dell’epidemia era tra gli alfieri della prudenza, ma il calo dei contagi sta mettendo la politica di fronte a un dilemma. In Turingia, per esempio, la scorsa settimana sono risultate positive 5,8 persone per 100 mila abitanti, ed è nelle zone con i numeri migliori che le opposizioni di estrema destra stanno diventando più forti.

 

Secondo un sondaggio dello Spiegel, i tedeschi che mal sopportano le restrizioni sono il 15 per cento, non è certo la maggioranza della popolazione, che comunque è stata sottoposta a una quarantena blanda rispetto ad altre zone di Europa, Italia inclusa, ma il dato indica che le persone critiche stanno aumentando. Ramelow ha fatto una scelta, sapendo bene che la sua zona, meno colpita dal virus, rischia invece di uscirne più colpita politicamente. All’AfD ha tolto sicuramente delle armi, rimangono le preoccupazioni legate al virus. Anche quelle, in senso inverso, potrebbero essere usate contro di lui da un partito che, dall’inizio della pandemia, non sapendo bene come pensarla sul coronavirus, ha cercato soltanto le opportunità per sfruttare la crisi.

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