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Perché il voto via posta è tanto controverso

Luciana Grosso

Se ne discute tantissimo in America, ecco cosa bisogna sapere per capire come la pensiamo

A sette mesi dalle elezioni americane la domanda da farsi non è chi vincerà (Dio, si sa, non gioca a dadi, ma, si sa, a volte sì) ma come si voterà, visto che in ballo, più ancora delle sorti elettorali di Joe Biden e Donald Trump ci sarà il Covid-19 e la salute degli americani.

 

L’ipotesi che il voto possa essere rimandato o congelato appare (per fortuna) lunare: per farlo occorrerebbe modificare la Costituzione e la parte in cui impone che il nuovo Congresso giuri entro il 3 gennaio e che il Presidente si insedi il 20 gennaio. In teoria tutto si può modificare o emendare, certo, ma questo comporterebbe una trafila legislativa difficilissima e soprattutto lunga, impossibile da completare entro il prossimo novembre. 

  

Dunque, per votare, si vota. Il problema è capire come. Si faranno le file, si voterà per posta, su internet, per appuntamento? Come? 

 

L’ipotesi più accreditata è quella del voto postale, pratica per altro parecchio diffusa e consolidata in alcune aree degli Stati Uniti, dove in alcuni stati  il voto per corrispondenza è più diffuso di quello in presenza.

 

(infografica della Commissione Elettorale USA)

  

Dunque, in teoria il problema non si dovrebbe porre o quasi. In realtà però non è tutto semplice come sembra. Sulla strada della trasformazione totale del voto on line o per corrispondenza, ci sono alcuni ostacoli

 

I primi sono politici: a Trump e ai suoi il voto in absentia piace poco o punto. Il loro timore è che la pratica allargherebbe la base elettorale, aprendo il voto anche a chi tende a stare lontano dai seggi, il che significa i più poveri e le minoranze. Inoltre la storia insegna che più bassa è l’affluenza, meglio vanno le cose per i repubblicani.

 

 

Poichè non possono dirla così, il messaggio che dal Gop stanno facendo passare è che il voto via posta darebbe luogo a truffe e brogli, ma numerosi studi hanno dimostrato che il timore è del tutto infondato, e le serie storiche mostrano che i risultati del voto via posta sono in linea con quelli dei seggi fisici. Come che sia, è un dato abbastanza acquisito che il presidente e i governatori a lui fedeli non si danneranno l’anima per facilitare il voto on line, anzi.

  

 

I secondi ostacoli sono economici: votare per corrispondenza costa, dicono i detrattori della pratica, perché significherebbe avvaire una lunga e complicata procedurra di transizione. In realtà non è vero. Ci sarebbero sì costi di cancelleria, buste, affrancatura e procedure di sicurezza per evitare che i votano vadano persi, ma,  secondo il Brennan Center for Justice, la faccenda costerebbe in tutto  tra i 982 milioni e il miliardo e 400 milioni ( i conti e le stime, molto precise, le trovate qui: la spesa più consistente, sarebbe quella dell’affrancatura). Votare in presentia, invece, costerebbe circa 2 miliardi.

 

I terzi ostacoli sono legislativi: siamo negli USA, e questo significa che ogni stato ha le sue leggi, le sue tradizioni e i suoi modi di contare ed esprimere i voti. Ad oggi solo cinque stati hanno istituzionalizzato il sistema del voto via posta come automatico e scontato: Colorado, Hawaii, Oregon, Utah e Washington. Negli altri stati la faccenda è più complicata.
Ci sono undici stati (tra cui la Florida) in cui si vota in modo tradizionale per le elezioni federali, ma via posta per quelle locali.
Ci sono 29 stati  (tra cui la California) in cui si vota sia ai seggi che via posta, ma a patto che gli elettori presentino in anticipo richiesta di poter votare a distanza.

 
Infine, ci sono 16 stati (tra cui New York e il Texas) che consentono il voto via posta solo a chi ne faccia richiesta in anticipo presentando una credibile giustificazione sulle ragioni per cui non si si può recare al seggio (paese che vai, autocertificazione che trovi).

 

  
Infine ci sono gli ostacoli culturali: avviare un regime di solo voto postale, significherebbe anche dare istruzioni precise sulle procedure di voto e di registrazione. Pratica complicata dalle parti di un popolo elettoralmente poco attento come sono gli americani. A meno che, nei prossimi mesi, la campagna elettorale a distanza non faccia il miracolo di alzare le percentuali di voto. Anch’esso, of course, a distanza.

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