Joe Biden (foto LaPresse)

La campagna online di Biden

Luciana Grosso

Il candidato democratico sta rivedendo tutta la comunicazione elettorale. Numeri, strategie e consulenti 

A guardarla da fuori, la campagna elettorale che toccherà a Joe Biden sembra una delle prove di Giochi Senza Frontiere, una di quelle in cui bisogna correre in una piscina piena di onde, vestiti con dei pesanti costumi di gommapiuma e poi arrampicarsi su una parete verticale coperta di sapone. Ricordate?

Ecco, in pratica, la prossima campagna prova funzionerà così. Non solo Joe Biden, politico vecchio stampo di grande esperienza, dovrà correre contro Donald Trump, presidente uscente (e questo è già un vantaggio di per sé) particolarmente scaltro e spregiudicato, a suo agio con menzogne, trucchi, e voltafaccia. 

No: questa è la parte facile. Per mettere un po’ di pepe alla cosa e rendere la prova più interessante dovrà farlo nel mezzo di una pandemia (il pesante costume di gomma piuma intriso d’acqua) e praticamente solo su internet (la parete verticale con il sapone) mezzo per il quale è assai poco versato.

 

Così lo staff elettorale di Biden che fino a poche settimane fa, pensava (come tutti del resto) di dover gestire una campagna elettorale difficile certo, ma fatta di incontri, raduni, visite  porta a porta con le persone, ora si ritrova a giocare un altro sport, con altre e sconosciute regole.

Bussar porte, fare visita a un mercato, parlare in un palazzetto dello sport, sono tutte cose che a uno come Biden, personaggio di scarso carisma ma grandissima umanità e empatia riescono facili. Biden ha tanti difetti, ma è uno che in quarant'anni di politica ha coltivato e accresciuto il raro talento di leggere le persone, di intuire cosa vogliono da lui. Ha un quinto senso e mezzo che gli permette si sapere quando il suo interlocutore vuole essere consolato, rincuorato, quando vuole un  fare un selfie, o quando sorridere.

Ora questa empatia che era l’arma principale di Joe Biden, non serve più a niente. Non a poco. A niente. 

“Sono abituato a stare in uno studio televisivo, o in piedi davanti a un paio di migliaia di persone che parlano, ed eccomi qui nel mio seminterrato” ha detto nel corso di un intervento sul suo canale YouTube. 

Così Joe Biden si ritrova, oggi, a quasi 80 anni a giocare la partita più importante della sua vita in uno sport che non ha mai praticato e le cui regole non conosce: internet.

 

Sì certo, è online. Sì certo si sta dando da fare per recuperare il vantaggio di Trump (che invece di social network è cintura nera). Sì certo fa dei video quotidiani; sì certo nel seminterrato di casa sua ha allestito un piccolo studio televisivo dal quale si collega con tutte le emittenti possibili e immaginabili, anche quelle piccolissime provando a essere ovunque; sì certo ha arruolato la crema della crema dei social media manager (sono arrivati i rinforzi della campagna Bloomberg); sì certo ha dalla sua volti notissimi come quello di Oprah Winfrey. Sì certo la sua campagna dice di aver fatto più di 52 milioni di visualizzazioni ai suoi video in un mese.

 

 

Ma i numeri sono spietati: gli abbonati al canale YouTube di Joe Biden sono solo 32 mila contro i 300 mila di Trump; i suoi follower su Twitter sono 5 milioni contro i 106 milioni di Trump.

La faccenda è complicata e appare- a tratti- disperata. “Biden – ha detto a Time lo stratega democratico David Axelrod – Non è un candidato digitale.

 

  (Infografica Axios)

 

La ragione della non digitalità di Biden non ha a che fare con l’età (Sanders è più vecchio di lui e Trump solo di poco più giovane) o con la capacità di fare battute e lazzi o con la fotogenia: il problema principale per cui sui social Biden potrebbe uscire perdente ha a che fare con il suo modo di essere politico, con l’essenza stessa del suo messaggio e della sua figura. 

 

Biden è un uomo di centro, un uomo di compromessi, di incontro tra gli estremi, di pacatezza e pacificazione. E sui social, basta fare un giro di un minuto su Twitter, la pacatezza non va. I social sono un agone tra estremi e estremizzazioni. Una gara a chi la spara più grossa, tagliente, feroce. Un luogo in cui le verità si tagliano con l’accetta e in cui le menzogne non hanno conseguenze. Un posto dove le sfumature non esistono e comunque non interessano a nessuno. Un mondo parallelo governato da logiche molto diverse da quelle che esistono nel mondo vero e il cui dominus incontrastato e riconosciuto è, guarda un po’ tu la vita, Donald Trump.

 

Questo è il punto. Non il fatto che non ci saranno più i comizi. Ma il fatto che Joe Biden dovrà ripensare da capo, velocemente e alla cieca, il senso stesso della sua candidatura e della sua politica, magari anche rinnegandola, in parte o del tutto. A dirlo in modo più chiaro di noi è stato Rob Flaherty, direttore digitale della campagna di Biden: “Il vicepresidente afferma che questa è una battaglia per l'anima di una nazione, ma non è vero: è anche una battaglia per l'anima di internet". 

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