Sanificazione dei seggi elettorali a Seul (foto LaPresse)

Il nord fa test missilistici, il sud vota. La “normalità” coreana nella pandemia

Giulia Pompili

Due eventi paralleli ricordano il mondo di prima, ma assumono anche significati profondamente diversi

Roma. Nel mezzo di una pandemia che sta sconvolgendo l’agenda politica di quasi tutti i paesi, nella penisola coreana due eventi paralleli ricordano il mondo di prima, ma assumono anche significati profondamente diversi. La Corea del nord ieri ha testato diversi missili antinave, ed è il quinto test missilistico dall’inizio dell’anno. In Corea del sud invece oggi si vota, con una legge elettorale nuova, nel mezzo di una epidemia, e saranno le prime elezioni generali da quando è stato eletto il presidente democratico Moon Jae-in.

 

Le attività militari in Corea del nord hanno avuto una recente accelerazione, e probabilmente sono legate a un anniversario importante, il Giorno del Sole, che cade oggi, il 15 aprile, e corrisponde all’anniversario della nascita del fondatore della patria Kim Il Sung. Insieme ad alcune ispezioni alle Forze armate, Kim Jong Un ha presieduto sabato scorso una anomala riunione del Politburo del Partito dei lavoratori, per “rafforzare le contromisure” contro la pandemia e per nominare la sorella del leader, Kim Yo Jong, membro non permanente del Politburo. Il giorno dopo si è tenuta (con due giorni di ritardo, uno slittamento che ha fatto impazzire gli analisti) la riunione dell’Assemblea popolare suprema, consueto appuntamento in cui l’organo legislativo di Pyongyang redige la programmazione annuale: per i funzionari nordcoreani il paese nel 2020 crescerà del 4.2 per cento, altro che epidemia. Del resto Pyongyang continua a negare che ci sia stato anche solo un caso sul territorio nazionale, e i dati sui tamponi consegnati settimanalmente all’Organizzazione mondiale della sanità sono impossibili da verificare. E’ vero che la Corea del nord è stato il primo paese a chiudere i confini e a obbligare gli stranieri in ingresso alla quarantena, ma questo tipo di chiusura è anche un dramma economico per Pyongyang: fermi i traffici al confine con la Cina, fermi i pochi scambi col resto del mondo.

 

Un mese fa il leader Kim Jong Un, senza riferirsi direttamente all’epidemia che intanto esplodeva al Sud, ha ordinato la costruzione entro ottobre di un nuovo ospedale nella capitale Pyongyang. Poco dopo il presidente americano Donald Trump, che da mesi ignora lo stallo della questione nordcoreana, ha inviato una lettera al leader offrendo il supporto americano “nel lavoro antiepidemia”, e a Trump ha risposto la sorella Kim Yo Jong: grazie, vi faremo sapere. A Washington, proprio come a Pechino, sanno che un’emergenza è il miglior modo per riaprire canali diplomatici.

 

A Sud del 38° parallelo Seul rinnova il suo Parlamento, 300 seggi, e per la prima volta ci sono molti più partiti da votare e la scheda elettorale è lunga 48.1 centimetri, il che richiederà il conteggio manuale e non quello automatico, come sarebbe imposto dalle nuove regole di distanza sociale. La Corea del sud può permettersi le elezioni durante un’epidemia perché finora è riuscita a gestire i contagi benissimo, e anche per le elezioni può affidarsi alla tecnologia: da anni in Corea del sud si può votare anche i due giorni precedenti alle elezioni, è molto facile registrarsi per votare. Chi si è registrato ed è in quarantena, ma senza sintomi, può andare ai seggi dalle 5 alle 7 di sera, può andare solo a piedi o con mezzo privato, saranno controllati dall’app di tracciamento. Gli operatori ai seggi avranno la tuta protettiva, mascherina e guanti, e lavoreranno protetti da un vetro. E’ la prima elezione durante una pandemia ed è anche la prima prova elettorale di metà mandato per il democratico Moon Jae-in, che finora aveva puntato tutto il suo capitale politico sull’apertura al Nord – facendo ben poco, dice l’opposizione, sul lato economico. E’ un nordcoreano uno dei candidati più famosi alle elezioni democratiche del Sud che si stanno svolgendo in queste ore. Thae Yong-ho è uno dei disertori di più alto livello della storia moderna coreana. Era un importante diplomatico di Pyongyang, viceambasciatore della Corea del nord a Londra, e di lui si parla soprattutto dal 2016, quando è scappato al Sud. A distanza di quattro anni si è candidato con lo United Future Party, partito conservatore all’opposizione a Seul, e deve vincere il popoloso e ricco distretto di Gangnam (quello della canzone) a Seul. Thae è un personaggio perfetto per il Sud perché sa esattamente che cosa la gente vuole sapere di lui: “Chiedetemi tutto, chiedetemi se sono una spia dei nordcoreani, se sono comunista”, ripete durante i comizi: “Questa elezione è una guerra tra me e Kim Jong Un!”. E quella di una democrazia contro il virus.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.