Un test per il coronavirus a Berlino (foto LaPresse)

La tabella di marcia della riapertura tedesca passa anche per i test sierologici

Micol Flammini

La Germania ha un piano in tre fasi in attesa del vaccino

Roma. L’unica via d’uscita sarà il vaccino e l’azienda farmaceutica tedesca CureVac ha detto al quotidiano belga l’Echo che le sperimentazioni cliniche inizieranno già a giugno. La società aveva ricevuto a marzo molte attenzioni da Donald Trump, il presidente americano aveva cercato di acquistare il brevetto del vaccino contro il Covid-19 offrendo 1 miliardo di dollari, ma aveva incontrato l’opposizione del governo federale. I test della CureVac inizieranno in Germania e in Belgio e la casa farmaceutica discuterà nelle prossime settimane se saltare la Fase 3, in cui il prodotto viene somministrato su larga scala prima della definitiva commercializzazione. Il vaccino potrebbe arrivare in autunno, intanto si aspetta e si cercano strade alternative in grado di ridurre il contagio e far ripartire la vita, come la conoscevamo prima o quasi. Giovedì Lothar Wieler, capo del Robert Koch Insitute, ha annunciato i dettagli della tabella di marcia dei test sierologici che la Germania intende seguire per riaffacciarsi alla normalità.

 

La strategia si articola su tre livelli: i primi test sierologici saranno effettuati sui donatori di sangue; il secondo livello coinvolgerà le quattro aree del paese che hanno registrato più focolai, il terzo riguarderà un campione di popolazione ancora più rappresentativo. Per i primi due livelli, Berlino intende già partire la prossima settimana, per l’ultima fase invece bisognerà attendere ancora un po’, almeno un mese. Wieler ha anche fornito alcuni numeri, le tappe e in quale misura verranno effettuati questi test sierologici. Nel primo livello, ogni 14 giorni verranno prelevati fino a 15 mila campioni dai donatori di sangue, nel secondo verranno eseguiti su circa 2 mila persone. Nel terzo livello, quello più ambizioso, verranno testate almeno 15 mila persone in 150 zone differenti. Secondo il Robert Koch, al quale il governo si è affidato sin dall’inizio per capire come reagire alla crisi sanitaria, i test sierologici serviranno sia a contenere il contagio sia a “conoscere meglio l’epidemia”: oltre a stabilire fino a che punto il virus si è diffuso, aiuterebbe le autorità a decidere quando e secondo quali ritmi i cittadini potranno tornare alla vita normale.

 

Questa settimana l’agenzia Reuters ha scritto che secondo la bozza stilata dal ministero dell’Interno tedesco per iniziare a pianificare la ripartenza – il lockdown durerà sicuramente fino al 19 aprile come annunciato dalla cancelliera Angela Merkel – la Germania mette in conto di dover avere a che fare con il Covid-19 fino al 2021, la strategia dei test è un tentativo che però ha già incontrato diverse resistenze entrando nel dibattito tedesco. Servono davvero questi test? si chiede lo Spiegel. Sono un inizio, un modo per programmare nell’attesa del vaccino una ripartenza. In Europa, scrive il Financial Times, questa settimana anche la Finlandia ha lanciato un programma simile ma su scala ridotta, intende testare 750 persone ogni sette giorni.

 

I risultati di questi tentativi si vedranno con il tempo, in Corea del sud si inizia già a capire che si tratta di una strategia limitata: alcuni pazienti risultati positivi al test sierologico si sono ammalati di nuovo. Con gli occhi puntati verso l’autunno, quando forse sarà pronto il vaccino, tutte le nazioni stanno cercando il loro metodo. Alcuni governi, come quello tedesco, hanno visto nei test sierologici l’opportunità di una ripartenza cauta, nonostante manchi il parere unanime degli scienziati.

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