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La Repubblica Ceca ci sta aiutando, non ha rubato le nostre mascherine

Giulia Pompili

L’inchiesta sulla partita di mascherine e donazioni che arriva dalla Cina in Repubblica Ceca e la manipolazione delle notizie

Non è vero che Praga ha sequestrato le mascherine “regalate all'Italia dalla Cina”. O meglio, lo ha fatto, ma perché dietro a quelle mascherine – e ad altri prodotti e altre mascherine che non erano dirette in Italia – c'è un'indagine in corso. Ma – ancor più grave di una notizia data da un politico dell'opposizione ceco e data per buona – c'è che nel mistificare una vicenda molto più complicata di quanto si pensi il vero obiettivo sia quello di dimostrare la “scarsa solidarietà dell'Europa nei confronti dell'Italia", da contrapporre invece alla “Cina salvatrice”. Ecco: l'obiettivo politico è ancora più inquietante delle notizie sbagliate.

 

“Grave caso di mancanza di solidarietà nell'Unione europea nell'emergenza coronavirus, da parte della Repubblica ceca ai danni dell'Italia”. L'attacco dell'articolo pubblicato ieri da Repubblica è un giudizio sull'Ue, tutta, neanche soltanto la Repubblica ceca. Per dimostrare l'assunto, il giornalista cita “un onesto e coraggioso ricercatore ceco, Lukas Lev Cervinka”. Lukas Lev Cervinka è un membro del partito anti-establishment dei Pirati ceco, attualmente all'opposizione. Insomma non solo un “ricercatore”, ma di certo uno che fa politica, e contro l'attuale leadership ceca.

 

Repubblica riporta le dichiarazioni di Cervinka che sono abbastanza contraddittorie: "Il ministero dell'Interno ceco è stato contattato, e all'inizio ha insistito nella versione ufficiale, ripetendo la menzogna del sequestro di materiale destinato a vendite illegali”. Cervinka parla di “menzogna” ma ne parla soltanto lui, senza dare prove. Tanto che perfino l'ambasciata italiana a Praga conferma che c'è un'indagine in corso, ed è l'unico motivo per cui le mascherine dirette in Italia sono state bloccate. Anzi, a proposito di solidarietà, l'ambasciata stessa fa notare che “il governo ceco, in stretto coordinamento con l’Ambasciata d’Italia a Praga, ha deciso di inviare subito il carico destinato al nostro paese senza attendere la conclusione dell’inchiesta di polizia tuttora in corso e finalizzata a scoprire come l’ingente refurtiva sia stata trafugata e dove. La complessità del caso che si dirama su diversi Paesi richiederebbe altri giorni ma la situazione in Italia non consente attese”. 

 

Ma questo non basta a Lukas Lev Cervinka, che a Repubblica dice, in un italiano scomposto: “Tutti i media diffusero allora la storia, ma poi la verità è stata scoperta, e si vedevano chiaramente le etichettature sugli scatoloni inviati da Pechino: aiuto umanitario cinese per l'Italia”. Ecco, Lukas Lev Cervinka avrebbe semplicemente visto la bandiera italiana e cinese su alcuni scatoloni del materiale sequestrato e alzato un polverone in chiave politica.

 

Inoltre, secondo il ministero dell'Interno ceco, parte del materiale “sequestrato nella zona industriale di Lovosice faceva parte di una donazione della Croce Rossa della città cinese di Qing Tien ai connazionali cinesi in Italia”. Insomma, non una donazione diretta a un'organizzazione o a un'associazione che in Italia si sta occupando dell'emergenza, ma alla comunità cinese in Italia.   

 

Ma che cosa è successo davvero a quel cargo proveniente dalla Cina? E perché le autorità di Praga lo hanno sequestrato? Secondo la lunghissima inchiesta dei giornalisti di Aktuálně.cz, dietro al carico c'è Zhou Lingjian, “che guida la più grande associazione di cinesi espatriati in Repubblica Ceca, gestisce il giornale online ceco in lingua cinese Prague Chinese Times ed è direttamente collegato al governo di Pechino, e ha perfino accompagnato il presidente Milos Zeman in Cina. Secondo l'inchiesta di Aktualne.cz, è stato lui a portare in Repubblica ceca i dispositivi di protezione confiscati”. Tuttavia, “680.000 mascherine chirurgiche e 28.000 respiratori sono finiti nelle mani di una società ceca che ha cercato di venderne una parte al ministero della Salute a un prezzo raddoppiato”. C'è molta confusione sull'obiettivo reale di questo carico: vendita o donazione? Secondo Lukáš Valášek di Aktuálně, l'imprenditore cinese Zhou Lingjian avrebbe fatto da importatore per del materiale che poi – d'accordo o meno, non è ancora chiarito – sarebbe stato messo sul mercato (a prezzo maggiorato) da un intermediario, e non donato. Una possibile truffa sulla quale le autorità di Praga stanno investigando.

 

La solidarietà europea non c’entra niente. Anzi, la Repubblica Ceca, vista l’emergenza italiana, ha provveduto comunque all’invio di centomila mascherine. C’entra però il tentativo di qualcuno di lucrare sull’emergenza, e su questo non si può far finta di niente.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.