(foto LaPresse)

Ma quale generazione Corbyn, i giovani ora chiedono altro (ma in segreto)

Gregorio Sorgi

Alcuni attivisti ci raccontano il desiderio di cambiamento nel Labour inglese e la cultura intimidatoria oggi molto presente

Londra. In Inghilterra molti giovani laburisti vogliono allontanarsi dalle politiche di Jeremy Corbyn ma temono di manifestare pubblicamente le loro idee e proporre un’alternativa. Ieri sono stati ufficializzati i nomi dei candidati alle primarie del Labour e secondo un sondaggio di YouGov la maggioranza dei millennial voterà per Keir Starmer, ministro ombra della Brexit e grande favorito per la vittoria finale. Gli organi del partito si sono schierati a fianco di Rebecca Long-Bailey, responsabile per l’Industria e corbyniana doc, che però non convince molti giovani. “Ho votato per Corbyn nel 2015 ma poi mi sono ricreduta”, spiega al Foglio un’attivista di Open Labour, una corrente a metà strada tra i moderati blairiani e i radicali corbyniani: “Intendo votare per Starmer ma non l’ho ancora detto apertamente perché temo di essere insultata dai miei stessi compagni di partito. Molti di loro credono che chiunque vota un candidato diverso da Long-Bailey non sia un vero socialista, o sia addirittura un nemico. Tra i giovani del Labour c’è una cultura intimidatoria e poco trasparente”. La maggioranza silenziosa dei millennial laburisti – il 29 per cento secondo YouGov – intende votare per Starmer ma le sezioni giovanili finora si sono schierati con la sua rivale. Momentum, che conta 40 mila iscritti, ha sostenuto la Long-Bailey che ha un rapporto stretto con il presidente Jon Lansman, un personaggio di spicco della galassia corbyniana. La sezione scozzese e londinese dei giovani laburisti si è schierata con la candidata di Corbyn suscitando grandi polemiche per non avere consultato la propria base. “In entrambi i casi la scelta è stata presa a porte chiuse dal comitato esecutivo, che ha un orientamento filo corbyniano”, spiega una fonte: “Molti attivisti radicali di Momentum sono stati eletti nei posti di comando delle organizzazioni giovanili. Probabilmente l’endorsement a Long-Bailey sarebbe stato confermato dai membri, ma averli privati della scelta è segno di paura e insicurezza”.

 

Molti giovani del Labour hanno abbandonato il partito a causa degli episodi di antisemitismo e della posizione ambigua di Corbyn sulla Brexit. L’associazione studentesca del Labour alla University college London (Ucl) aveva attratto circa duecentocinquanta iscritti nel 2017 ma la cifra è scesa a 80 l’anno successivo ed è continuata a calare. Oggi i giovani laburisti non contestano la svolta economica di Corbyn – da cui nemmeno Starmer intende dissociarsi – ma si lamentano del controllo capillare del leader sulla macchina del partito. Dopo avere perso quattro elezioni di fila, i membri del Labour vogliono eleggere una personalità in grado di battere i conservatori tra cinque anni. “I giovani sono stati scioccati dal risultato delle elezioni e vogliono tornare al governo”, spiega il politologo Tim Bale, che ha commissionato il sondaggio di YouGov: “Lo zoccolo duro del corbynismo sono gli elettori anziani delusi dalle politiche del New Labour. Molti giovani hanno creduto in Corbyn all’inizio, ma hanno cambiato idea molto più in fretta rispetto agli altri”. L’attivista di Open Labour racconta che aveva dodici anni l’ultima volta che ha visto il Labour al potere e probabilmente ne avrà trenta la prossima. “Questa situazione è soprattutto colpa di Corbyn”.