L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy a sinistra con François Baroin (LaPresse)

I Républicains cercano un leader e spunta (ancora) François Baroin

Mauro Zanon

Ha pubblicato un libro dal profumo ambizioso, piace agli ambienti gollisti. Ecco l'ex ministro di Sarkozy che vuole incarnare "la destra dei territori"

Parigi. La domanda inizia a circolare con insistenza negli ambienti del gollismo: François Baroin è un buon candidato per la destra repubblicana all’orizzonte 2022? Lo scorso 23 ottobre, l’ex ministro delle Finanze di Nicolas Sarkozy è tornato nell’organigramma dei Républicains (Lr): lo ha chiamato Christian Jacob, attuale presidente del partito gollista, affidandogli un ruolo nel consiglio strategico di Lr. Parallelamente, Baroin, 54 anni, ha pubblicato un libro che profuma molto di ambizioni presidenziali: “Une histoire sentimentale” (Albin Michel), un viaggio alla ricerca della “nostra République attraverso i paesi e le città”, scrive l’attuale presidente della potentissima Association des maires de France (Amf), l’associazione dei sindaci francesi. L’Amf, che Baroin guida dal 2014 con grande consenso, potrebbe essere il suo trampolino per l’Eliseo? Libération è convinta di sì, e infatti afferma che l’Amf sarà il suo “cavallo di Troia”, perché avere i favori dei sindaci significa avere il favore della Francia profonda.

 

 
  

Il candidato degli altri

Per ora, tuttavia, è ancora “il candidato degli altri”, come ha scritto il settimanale Le Point. Lui non si espone, cura con discrezione la sua immagine di potenziale “presidenziabile”, e però è consapevole che in una destra gollista orfana di leader da troppo tempo è uno degli unici, assieme al presidente del Senato, Gérard Larcher, a far figura di uomo d’esperienza, essendo già stato deputato, portavoce del governo, vicepresidente dell’Assemblea nazionale, ma soprattutto ministro, dell’Interno e delle Finanze, durante il quinquennio Sarkozy.

  

Il più giovane deputato di Francia

Figlio spirituale di Jacques Chirac, François Baroin, col suo volto e i suoi modi da ragazzo di buona famiglia di Neuilly-sur-Seine, il sobborgo chic degli Hauts-de-Seine (il feudo della sarkozia ai bei tempi che furono), ha frequentato il liceo cattolico Stanislas, lo stesso del ministro dell’Istruzione di Macron, Jean-Michel Blanquer, che per lui è quasi un fratello (con Blanquer ha anche scritto la “Déclaration du troisième millenaire”, che vuole essere una versione attualizzata della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789). Dopo il liceo e studi universitari con risultati non proprio eccellenti in scienze dell’informazione e geopolitica, inizia la sua carriera nel giornalismo, a Europe1, prima di lanciarsi in politica ed entrare nell’ordine degli avvocati. Nel 1993, diventa il più giovane deputato di Francia in quota Raggruppamento per la Repubblica (Rpr), nel 1995, diventa sindaco di Troyes (lo è ancora), e nello stesso anno è il portavoce di Chirac per la campagna presidenziale. Da quel momento, inizia la sua carriera nazionale, culminata nel 2014, dopo la parentesi ministeriale, con la presidenza dell’influente Amf. Chiracchiano, ma non juppeista, di lui Sarkozy ha scritto queste cose nel suo libro confessione “Passions”:

Ho sempre apprezzato François Baroin: è intelligente, simpatico e fedele. Sono qualità che fanno di lui un compagno raro.

  

L’eterno piano B della droite

In una recente inchiesta dell’Ifop, Baroin figura al secondo posto tra le personalità politiche di destra preferite dai francesi, dietro soltanto a Sarkò, ma primo davanti a tutti tra i potenziali candidati di Lr nel 2022. Come sottolineato dalla Croix, non sarebbe la prima volta che il “piano B della destra” alla ricerca di un salvatore coincidesse con il nome di François Baroin. Nel 2004, dopo la condanna di Alain Juppé (per distrazioni di fondi pubblici e abuso d’ufficio), assicurò l’interim come “segretario generale delegato” dell’allora Unione per un movimento popolare (Ump). E nel 2017, per le presidenziali, era emerso il suo nome come sostituto in corsa di François Fillon, travolto dallo scandalo scoperchiato dal Canard enchaîné. E se fosse arrivato il momento di puntare alla funzione suprema?

 

La destra dei territori

Nella sua “Histoire sentimentale”, dichiarazione d’amore alla Francia, ha denunciato “lo strappo terribile tra la nazione e i suoi territori”. “Se così tanti francesi si sono sentiti vicini al movimento dei gilet gialli ai suoi inizi, è proprio perché esprimeva questa crisi del legame repubblicano. Emmanuel Macron non ha fatto molte cose per rimediarvi”, si legge nel libro. E ancora: “Bisogna riparare il legame tra la République e i nostri territori”. Una frase che ha il sapore di un programma politico. Baroin, del resto, non ha mai nascosto di voler incarnare la “destra dei territori”, la Francia periferica dei dimenticati dalle élite parigine, che ha conosciuto da vicino da presidente dell’Amf. 

 

La ricomposizione e la terza via, tra il macronismo e il lepenismo

Consapevole della ricomposizione in corso, in un’intervista al Journal du dimanche di inizio novembre, si è detto “fiducioso” per il futuro dei Républicains, nonostante lo schiaffo subìto alle ultime elezioni europee. “Dal 2014, abbiamo una generazione di eletti locali di grande talento che hanno fatto un ottimo lavoro; otterranno dei buoni risultati”, ha detto Baroin al Jdd in vista delle elezioni amministrative del prossimo anno, prima di aggiungere: “Dobbiamo uscire dalla pericolosa dualità lepenismo-macronismo. Gli elettori devono sapere che c’è un’alternativa possibile per la destra e per il centro attorno a Lr”. E lui, di questa alternativa, vorrebbe essere la guida.