La reazione di Ursula

David Carretta

Con tre mesi di ritardo, la von der Leyen si è data un metodo per costruire una maggioranza al Parlamento europeo che sostenga la sua Commissione nei prossimi anni. Due problemi inattesi

Strasburgo. Con tre mesi di ritardo, Ursula von der Leyen si è messa a lavorare alla costruzione di una maggioranza al Parlamento europeo per sostenere la sua Commissione nei prossimi cinque anni. Dopo essere passata per solo 9 voti a luglio ed essersi vista bocciare tre commissaritra cui il peso massimo francese Sylvie Goulard – la presidente eletta ha suonato la campanella di fine ricreazione. La nomina dei sostituti da parte di Francia, Romania e Ungheria è questione di giorni. Von der Leyen ha garantito a Emmanuel Macron che non toccherà il maxiportafoglio (Mercato interno, Digitale, Difesa) che era stato riservato a Goulard. Al suo posto potrebbe arrivare Thierry Breton, ex ministro delle Finanze e presidente del colosso europeo digitale Atos. L’incidente Goulard era stato provocato da una serie di giochi e vendette tra popolari, socialisti e liberali di Renew Europe. Von der Leyen è fiduciosa di esserselo messo alle spalle. Per compattare la maggioranza, ha deciso di incontrare una volta a settimana i presidenti dei tre gruppi. Ogni quindici giorni vedrà anche i Verdi. E’ convinta che l’Europarlamento voterà la conferma della sua squadra.

  

In realtà il percorso verso il 13° piano del Berlaymont è ancora complicato. Se Breton sarà designato, non avrà vita più facile di Goulard nelle audizioni. Popolari e socialisti vogliono spacchettare il maxiportafoglio fatto su misura per Macron e dividersi le spoglie. Von der Leyen ha anche abbandonato la pretesa della parità di genere: se non ci saranno abbastanza donne, la colpa è dell’Europarlamento che ne ha bocciate due. Ma, al di là della conferma il 27 novembre, von der Leyen è più fragile per due problemi inattesi. Uscito ridimensionato dalle urne, il suo Ppe non sta cooperando.

 

Inoltre, i rapporti con Macron sono difficili. Von der Leyen ha scoperto che il presidente francese vede l’Ue con gli occhi istituzionali della Quinta Repubblica: il sovrano (Macron) decide, il primo ministro (von der Leyen) esegue e il Parlamento non conta nulla. Lei invece guarda all’Ue con gli occhi istituzionali della Germania, dove il cancelliere mette in esecuzione un contratto di governo negoziato. Ma per il momento von der Leyen non ha dimostrato le stesse capacità di “coalition building” di Angela Merkel.