La Cina è un paese violento

Redazione

Pechino è disposta a tutto per riprendere il controllo di Hong Kong. Come nel 1989

La violenza a Hong Kong è arrivata, come era prevedibile. Ieri intorno alle undici di sera, ora locale, la polizia è entrata nella struttura dello scalo internazionale di Hong Kong che da due giorni è occupata da centinaia di manifestanti e dai passeggeri che hanno subito ritardi o cancellazioni dei voli. Lunedì l’autorità aeroportuale aveva sospeso momentaneamente decolli e atterraggi, ma poi la situazione era tornata alla normalità, fino a ieri pomeriggio, quando alcuni manifestanti hanno bloccato i check in e costretto le autorità a sospendere di nuovo i voli. Qualche ora dopo c’è stata l’irruzione della polizia, che ha usato manganelli e spray urticante. In almeno un’occasione, un poliziotto che stava colpendo una ragazza disarmata è stato assalito dagli altri e poi ha tirato fuori la pistola.

 

I manifestanti di Hong Kong sono arrabbiati, per le violenze che hanno subìto, per il sostanziale abbandono da parte della governatrice locale Carrie Lam – ormai di fatto esautorata dal governo di Pechino – e in certe situazioni di caos finire nella trappola violenta è molto facile e controproducente. Ieri durante la guerriglia alcuni ragazzi hanno preso e di fatto “sequestrato” un giornalista del Global Times, il giornale espressione del Partito comunista cinese, credendolo un poliziotto infiltrato. E’ facile immaginare che quelle immagini saranno usate contro di loro dalla propaganda di Pechino.

 

Il presidente americano Donald Trump, nel mezzo della guerra commerciale con la Cina, ha twittato ieri una notizia che si sapeva già – e cioè che Pechino sta spostando “le truppe al confine” con Hong Kong. E poi ha scritto che non capisce perché danno la colpa all’America per “i problemi” nell’ex colonia inglese. Gran parte della narrazione di Pechino è quella dell’“operazione degli americani” a supporto “dei rivoltosi” nell’hub finanziario di Hong Kong per delegittimare il Partito, con l’approssimarsi di un anniversario importante: i 70 anni dalla fondazione della Repubblica popolare. Come scriveva ieri Bill Bishop, se la violenza di ieri ci sembra inaudita, non bisogna dimenticare che la Cina di Xi Jinping è disposta a tutto – come nel 1989 – quando si sente minacciata.

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