La Praça do Comércio a Lisbona (foto Unsplash)

L'antipopulismo del Portogallo fa ingolosire gli investitori

Micol Flammini

La pace sociale e l’apertura della nazione sono considerati dei vantaggi competitivi

Roma. Il 2018 è stato per il Portogallo il terzo anno di crescita consecutivo, la nazione cresce e diventa sempre più appetibile per gli investimenti stranieri nel suo essere una piccola e virtuosa anomalia europea. Ha un forte governo socialista che probabilmente, secondo i sondaggi, verrà riconfermato dopo le elezioni che si terranno a ottobre, è stato attraversato da una profonda crisi economica – con il rapporto deficit/pil che nel 2011 sfiorava l’11 per cento e la disoccupazione era al 17 – dalla quale è uscito, senza far troppo rumore, dopo tre anni di austerity. Oggi il Portogallo è una storia europea di successo in tanti settori, anche nella gestione dell’immigrazione. Il governo di António Costa, durante la ripresa, si è anche trovato a dover affrontare il problema della forza lavoro, il paese ha un tasso di natalità tra i più bassi in Europa e in costante calo (1,31 nascite per donna nel 2016) e, mentre il Portogallo cominciava a riprendersi, mancavano le energie per far ripartire l’economia. La possibilità di accogliere migranti è parsa per il governo socialista come una soluzione e nel 2015, quando la Commissione europea chiese ai paesi membri che ciascuno si assumesse le sue responsabilità e accogliesse migranti, Lisbona rispose che era pronta a far entrare quattromila rifugiati. Nel 2017 ne aveva accolti 2.951 e a tenerli sul suo territorio, in un paese in crescita ma non ricco, aveva anche fatto fatica: secondo il rapporto Relocation and Resettlement, emesso dalla Commissione, dopo 18 mesi, molti cercavano di nuovo di cambiare paese. L’immigrazione tuttavia è stata un tassello importante nel rilancio dell’economia e, ora che la situazione è più stabile, che il rapporto deficit/pil è sceso allo 0,5 per cento e che il paese cresce dell’1,7 per cento – più della Germania – il Portogallo sta iniziando ad attrarre tutto un altro tipo di immigrazione: investitori che vedono nella crescita e nell’atteggiamento aperto del paese nei confronti degli stranieri un’opportunità.

 

Per attrarre gli investitori stranieri la nazione ha anche iniziato a offrire agevolazioni fiscali, adottando un sistema che in altri paesi europei è visto come controverso, ha deciso di dare dei “visti d’oro” ai cittadini di paesi terzi che spendono più di cinquecentomila euro per acquistare una proprietà o che creano posti di lavoro. In questo modo ha attirato brasiliani, israeliani, americani e russi, affascinati non soltanto da questi privilegi fiscali. Come spiega il Financial Times sono anche il clima sociale e politico a fare del Portogallo una meta attraente per imprenditori. Il paese ha il tasso di criminalità più basso d’Europa, un fattore che di recente ha richiamato l’attenzione di migliaia di immigrati dal Brasile che invece ha uno dei tassi di omicidi più alto al mondo, ed è considerato libero da divisioni generate da populismo, nazionalismo e sentimenti anti immigrazione. Per chi decide di investire in Unione europea, stabilità politica e pace sociale sono tra i criteri più importanti tra quelli che vengono presi in considerazione dagli imprenditori. António Costa, il premier socialista, è dato dai sondaggi al 40 per cento e il suo partito con ogni probabilità vincerà di nuovo le legislative di ottobre. Questo crea un clima di affidabilità e dà anche sicurezza di stabilità.

 

La pace sociale, l’apertura della nazione e la sua impermeabilità al populismo sono considerati dei vantaggi competitivi. Lo scorso anno il numero di residenti stranieri è arrivato a 93.000 e i progetti di investimenti diretti sono stati valutati intorno ai 3 miliardi di sterline nel 2018, il livello più alto da un decennio.

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