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Wikileaks: un megafono del governo russo per interferire sulle elezioni americane

Eugenio Cau

Un report visto dalla Cnn racconta le mosse di Wikileaks e dei russi per interferire nelle elezioni americane

Milano. La Cnn ha pubblicato ieri una lunga esclusiva su come, durante la sua permanenza nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, Julian Assange avesse messo in piedi un “posto di comando per interferire nelle elezioni”, dove le elezioni sono quelle americane del 2016. L’esclusiva Cnn sul fondatore di Wikileaks ha come fonte principale un report dell’agenzia di sicurezza spagnola UC Global, commissionato dal governo dell’Ecuador. Il report era rimasto segreto finora, e la Cnn è la prima a darne notizia. Si tratta di una fonte di parte: l’attuale governo dell’Ecuador era notoriamente contrario alle attività di Julian Assange dentro alla sua ambasciata londinese. E tuttavia il report è giudicato credibile dai giornalisti americani, e corrobora le indagini del rapporto del procuratore speciale Robert Mueller, che durante la sua inchiesta sulle interferenze russe nelle elezioni americane del 2016 ha citato ampiamente Wikileaks.

 

La Cnn mette assieme la ricostruzione dei fatti del report di UC Global, che comprende foto delle telecamere di sorveglianza dell’ambasciata e altro materiale, e la ricostruzione dell’inchiesta Mueller, notando come entrambe combacino e puntino a una direzione nota: Wikileaks si coordinò con l’intelligence russa e con i media legati al Cremlino per diffondere documenti e alterare il corso delle elezioni americane. Assange ha sempre negato ogni accusa, e ovviamente non si può quantificare l’influenza che l’operazione di Wikileaks ha avuto sull’elettorato degli Stati Uniti.

 

Eppure alcuni elementi sono assolutamente interessanti. Nel mese di giugno del 2016, quando la Democratic National Committee viene hackerata dai russi, Assange riceve il doppio delle visite abituali nelle sue stanze in ambasciata. Nei registri della sede diplomatica in quel mese ci sono sette visite di cittadini russi e di altre persone legate al Cremlino, e cinque visite di dirigenti di RT, la rete televisiva megafono del governo russo, che farà da cassa di risonanza a Wikileaks durante tutta la campagna per le elezioni. Assange chiede anche all’ambasciata di potenziare la sua connessione internet. Il rapporto Mueller dice che è possibile che Assange abbia ottenuto i documenti rubati alla Democratic National Committee grazie a un corriere fidato che glieli ha portati a mano. Cita il nome dell’hacker tedesco Andrew Müller-Maguhn, ed effettivamente il report ottenuto dalla Cnn dice che Müller-Maguhn ha fatto visita ad Assange 12 volte prima delle elezioni americane, compreso il giorno in cui Wikileaks riceve un archivio di file rubati. Pochi giorni dopo arriva un altro pacco per Assange, questa volta da un uomo mascherato (ci sono le foto), che viene fatto passare senza problemi dalle guardie dell’ambasciata, e il giorno stesso Wikileaks conferma agli hacker russi di aver ricevuto dei file. Quando Wikileaks comincia a pubblicare i documenti rubati e il governo americano promette rappresaglie contro l’Ecuador, Assange riesce a chiamare dentro all’ambasciata i suoi collaboratori di Wikileaks e a far portare fuori computer, materiale informatico e “circa 100 hard disk”. Ci riesce perché l’ambasciata gli aveva consentito di stilare una lista di visitatori che potevano entrare senza essere perquisiti né fermati.

 

C’è una bella differenza tra questo Assange – efficiente e capace di rivoltare le sorti della politica internazionale con metodi impropri – e la rappresentazione che viene data del capo di Wikileaks durante l’ultima fase della sua permanenza nell’ambasciata ecuadoriana – depresso, con la barba lunga, continuamente sorvegliato, prigioniero contro la sua volontà. Sette anni di reclusione, seppure in un’ambasciata, non sono uno scherzo, ma il nuovo report sembra smentire l’immagine di un Assange distrutto dalla prigionia, e ci ricorda che Wikileaks si mise in combutta con l’intelligence russa per tentare di cambiare il corso della democrazia negli Stati Uniti. Dopo che gli è stato ritirato l’asilo da parte del nuovo governo dell’Ecuador, Assange è stato arrestato dalle autorità britanniche. (ec)

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.