Latifa Ibn Ziaten

Una madre coraggio in Francia

Redazione

Gli islamisti minacciano la donna simbolo dei moderati: “Ebrea!”

"Viva Merah", “Toccherà presto anche a te sporca ebrea”. Quando Latifa Ibn Ziaten si è svegliata, ieri mattina, ha trovato i muri della sua casa di Sotteville-lès-Rouen, in Normandia, imbrattati di scritte antisemite e minacce di morte. “Ancora una volta, sono stata presa di mira. Ho sporto denuncia. Spero che i colpevoli vengano individuati e puniti per il loro atto odioso”, ha twittato la madre di Imad Ibn Ziaten, la prima vittima della strage jihadista perpetrata nel 2012 da Mohammed Merah, il killer della scuola ebraica di Tolosa. Suo figlio era un militare di origini marocchine appartenente al reggimento paracadutisti di Francazal, ucciso da Merah l’11 marzo di sette anni fa con un proiettile in testa. In reazione a quel dramma, Latifa aveva deciso di creare un’associazione, Imad pour la jeunesse et la paix, per ricordarlo ma anche per aiutare i giovani dei quartieri difficili. “La mia cliente non si sente al sicuro, è sconvolta e sotto choc. È il ritorno dell’odio in Francia”, ha dichiarato l’avvocato della donna, Samia Maktouf. Non è la prima volta che Latifa subisce delle minacce. Nel 2018, prima di uccidere il colonnello Arnaud Beltrame a Trèbes, l’islamista Redouane Lakdim le aveva già indirizzato alcuni messaggi minatori. Ma perché proprio lei? Perché è la madre coraggio delle banlieue francesi, il simbolo di quei valori di tolleranza e di dialogo interreligioso che gli estremisti detestano. Da quando ha perso suo figlio, ha sempre risposto con gesti d’amore, militando per la laicità e per sottrarre i giovani fragili dai cattivi maestri del radicalismo islamico. Le scritte antisemite e le minacce sono gesti di intimidazione che il governo francese non può sottovalutare, anche alla luce degli ultimi dati sull’esplosione dell’antisemitismo: più 74 per cento nel 2018.

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