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L'autocensura di Twitter su Tiananmen

Il social network di microblogging nei giorni scorsi ha sospeso “per sbaglio” un centinaio di commentatori politici cinesi

Tra venerdì e sabato scorso Twitter, il social network californiano di microblogging, ha sospeso “per sbaglio” un centinaio di commentatori politici cinesi. In una dichiarazione ufficiale, l’azienda ha fatto sapere che ogni settimana sospende tra gli 8 ai 10 milioni di account per “violazione delle regole”, e tra questi, questa settimana, sono “capitati” nella conta anche alcuni commentatori cinesi, “account che non sono parte di una segnalazione di massa da parte delle autorità cinesi, ma di un’azione di routine da parte nostra. A volte le nostre azioni di routine possono rivelarsi degli errori”.

 

Gli account sospesi “per sbaglio”, e che secondo Twitter saranno ripristinati al più presto, sono soprattutto quelli cinesi di residenti all’estero e critici del governo di Pechino. Il sospetto, però, è che le regole di autocensura del social network, per qualche motivo, coincidano con quelle cinesi.

 

In Cina, dove internet si trova sotto lo strettissimo controllo del Partito e del governo, Twitter è bandito, ed è possibile accedervi solo tramite il Vpn, uno strumento per camuffare il proprio indirizzo online e quindi aggirare il “Grande Firewall” cinese. Con l’approssimarsi degli anniversari più delicati per il Partito e per il governo di Pechino, la censura e la repressione si fanno più intensi. Il 17 maggio scorso la polizia dello Sichuan ha arrestato il regista indipendente Deng Chuanbin nella sua casa di Yibin, poche ore dopo aver postato un’immagine su Twitter che ricordava i fatti di Tiananmen.

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