Bruxelles, dibattito fra i candidati presidenti alla Commissione europea (foto LaPresse)

Un Commissario contro l'isolamento

Redazione

L’urgenza di un asse tra Lega, Pd e FI per un nome condiviso alla Commissione

All’Italia spetta, almeno se si rispettano le regole consuetudinarie, un membro della Commissione europea, ma la procedura è piuttosto complessa. Prima si deve definire quale “dicastero” ci verrà assegnato, e questo viene stabilito in una riunione tra i governi dei 28 paesi, poi il candidato a quell’incarico proposto del governo di Roma deve ottenere il via libera dell’assemblea parlamentare. Già il primo passaggio presenta dei problemi: in vista della conclusione del mandato di Mario Draghi, sembrerebbe ragionevole che all’Italia venga attribuito un commissario dell’area economica, ma le critiche alla politica economica italiana spingono molti paesi a opporsi a questa soluzione. Una volta definito il ruolo, sarà necessario ottenere una maggioranza parlamentare che lo approvi. In passato i candidati sono stati nominati quasi sempre, ma con qualche eccezione. Tra queste si ricorda la bocciatura di Rocco Buttiglione, da parte di una maggioranza laicista che non sopportava la sua convinzione religiosa sull’aborto.

 

Il governo, e in sostanza Matteo Salvini che ora ne è diventato il dominus, può scegliere due strade. Quella più ragionevole è la ricerca di un ruolo e di un candidato che siano espressione dell’unità nazionale. Se si sceglie un percorso di questo tipo si potrebbe utilizzare la circostanza che ha dato al  Pd un ruolo rilevante nel Partito socialista europeo grazie ai seggi ottenuti. Si può cercare e trovare un candidato indipendente anche se orientato verso la Lega che per competenza e autorevolezza possa essere supportato anche dal Pd nel Pse oltre che da FI nel Ppe.

 

Sarebbe interesse anche delle opposizioni favorire una soluzione del genere, per dimostrare una solidarietà nazionale e, insieme, un proprio ruolo rilevante. L’altra via è quella di rottura, che consiste nella presentazione di un candidato caratterizzato da un profilo sovranista, che rischierebbe di non superare la votazione all’assemblea di Strasburgo, che consentirebbe di accentuare il vittimismo contro “i burocrati europei”. Il commissario europeo sarà la prima prova di maturità per la nuova Italia. Vale per Salvini ma vale anche per Zingaretti. Un accordo contro l’irrilevanza è possibile: perché non provarci?

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