Foto LaPresse

I calcoli di Kurz

Andrea M. Jarach

Il cancelliere austriaco prepara il governo di transizione, in attesa del voto di lunedì in Parlamento. L’appello del presidente, i numeri dei conservatori e un mistero in scadenza

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, dopo avere chiesto al presidente Alexander Van der Bellen di esautorare il ministro dell’Interno Herbert Kickl, aveva messo in conto che anche gli altri cinque ministri della Fpö capeggiati da Norbert Hofer si sarebbero dimessi. Aveva così annunciato il suo piano: “Siccome intendiamo garantire la stabilità fino alle elezioni, intendiamo mettere nei ministeri degli esperti o dei funzionari di punta”.

  

Dopo un colloquio durato quasi due ore con il presidente Van der Bellen, Kurz ha poi annunciato di avere ricevuto l’incarico di fare un governo di transizione che garantisca da un lato il pieno chiarimento di quanto accaduto e dall’altro permetta di salvaguardare l’immagine internazionale dell’Austria. Van der Bellen ha anche fatto sapere che intende accogliere la richiesta del ministro degli Esteri Karin Kneissl, che era stata indicata dall'Fpö. Il presidente austriaco ha detto di non avere “un piano B” e che “i parlamentari dovranno riflettere bene” su come garantire la stabilità e su “quanto costerebbe una decisione diversa”. Si tratta di un governo di minoranza per la sola transizione, ha sottolineato, e Kurz si è impegnato a fare avere un governo in grado di funzionare entro stasera.

     

Il Presidente del Parlamento Wolfgang Sobotka, della Övp, stamane in una conferenza stampa ha però confermato che lunedì il Parlamento dalle 13 terrà una seduta straordinaria. La riunione è stata voluta da più gruppi, in particolare da Peter Pilz della lista di sinistra Jetzt, che ancora prima di essere stato ricevuto dal presidente della Repubblica stamattina, aveva già preannunciato che lunedì la sua formazione intende presentare al Nationalrat una mozione di sfiducia contro il governo Kurz. Sabato sera la presidentessa del partito socialdemocratico, l’Spö, Pamela Rendi-Wagner, aveva dato a intendere che avrebbe appoggiato un governo con degli esperti, ma dopo il colloquio con il presidente la Rendi-Wagner ha dichiarato di non avere più fiducia in Kurz che in due anni ha già sciolto due gabinetti: il suo partito non è disponibile ad appoggiarlo. “Dal mio punto di vista e da quello dei socialdemocratici solo un governo di transizione tecnico per tutti i dicasteri, anche il cancelliere, tutti gli uffici governativi, è una buona soluzione, valida per ristabilire tranquillità e stabilità”. E pur essendo all’esterno del Parlamento, anche i Verdi attraverso la loro portavoce stampa Gabi Zornig dichiarano: “Siamo d’accordo che Kurz faccia strada a un cancelliere di transizione” e indicano anche un nome, quello dell’ex commissario europeo Franz Fischler, che non è della loro lista ma dello stesso partito di Kurz.

   

Altri tre possibili candidati a prendere il timone al posto di Kurz e guidare un governo tecnico, messi in evidenza dai media austriaci, sono: Heide Schmidt, ex Fpö e poi fondatrice della lista LiF, il Forum Liberale confluito nel 2014 nel partito Neos; l’ex presidente del Tribunale amministrativo Clemens Jabloner; e Ewald Nowotny, già direttore della Banca centrale austriaca.

  

La Fpö, per bocca del suo neopresidente ed ex ministro dei trasporti Norbert Hofer, che fin qui aveva dichiarato di voler garantire la stabilità, ha colto la palla al balzo e ha annunciato che non è ancora deciso se il suo partito rigetterà una mozione di sfiducia contro l’ex alleato. Ha così parzialmente corretto il tiro dopo che il ministro dell'Interno Kickl aveva detto che “chi dà sfiducia ottiene sfiducia”, dando per scontato che lunedì la Fpö non appoggerà Kurz. La lista liberale Neos ha dichiarato che non voterà la sfiducia, quindi l’unica speranza per Kurz è che, nonostante tutto, a questo punto anche la Spö possa soprassedere dal votare la sfiducia, tanto più se facendo così fosse sulle stesse posizioni della Fpö.

  

Tuttavia, per Kurz indubbiamente i margini di manovra sono stretti. Allo stato, su 183 deputati, può contare solo sui 61 del suo partito avendone potenzialmente 121 contro. Il Nationalrat è infatti diviso in 61 seggi alla Övp di Kurz, 52 alla Spö, 51 alla Fpö, 10 al partito liberale fondato appena sette anni fa Neos, 7 della lista Jetzt e 2 indipendenti. Un sondaggio lampo diffuso anche in Germania dall’agenzia Dpa dà, in caso di voto immediato, l’Övp al 38 per cento (+4), la Spö al 26 (+2), il partito Neos al 9 per cento (+1), i Grüne, che in teoria potrebbero fungere da terzo attore in una coalizione dopo il voto, al 5. La Fpö si attesterebbe invece pur sempre al 18% (-5).

   

In un quadro simile sarebbe ipotizzabile dopo le elezioni un nuovo mandato alla Övp, che potrebbe sperare di formare un nuovo governo, seppure con una risicata maggioranza, insieme alla lista Neos e ai Verdi, ma probabilmente non più guidata da Kurz. In quest’ottica il cancelliere potrebbe essere perciò costretto a rinunciare all’incarico, dopo aver atteso che Van der Bellen concluda il suo giro di colloqui con i partiti, risparmiandosi di subire la sfiducia del Parlamento.

   

Nell'attesa, gli austriaci sono presi da un altro mistero. Non si può ancora dire a cosa si riferisca il tweet lanciato domenica dal comico tedesco Jan Böhmermann, che in più occasioni ha fatto capire di poter avere nuovi dettagli sul video che ha portato alla crisi, con un link alla pagina “Do they know it’s Europe?” dove scorre un conto alla rovescia che finirà mercoledì alle 20.15, con la particolarità – rivelata dal Bayerischer Rundfunk – che nel codice della pagina si trova un riferimento a “Ibiza” messo in evidenza in caratteri diversi, la località dove Heinz-Christian Strache si invischiò nel colloquio con la sedicente nipote Aljona dell’oligarca russo Igor Makarow.

Di più su questi argomenti: