Albert Rivera (foto LaPresse)

Cosa farà Rivera, macroniano ante litteram che è finito nazionalista?

Guido De Franceschi

Se fossimo nel 2016, con questi risultati Ciudadanos sarebbe al governo. Ma il partito ex centrista ha cambiato identità

Milano. Quando nacque, nel 2005, che cosa fosse Ciudadanos (che si abbrevia in C’s) era chiaro: una piattaforma liberale di ambito catalano che aveva come unica istanza il contrasto all’indipendentismo. Oggi che C’s è un consolidato protagonista a livello nazionale è invece difficile dire che partito sia e quale futuro abbia. Anzi, non si sa neppure come valutare il suo risultato elettorale di domenica. Se i socialisti di Pedro Sánchez hanno vinto-vinto, i popolari di Pablo Casado hanno perso-perso, Podemos ha perso (ma non come si pensava) e i vocianti di Vox hanno vinto (ma non come si pensava), la risposta più corretta riguardo a Ciudadanos, nonostante il suo ottimo risultato macchiato da un unico neo, è: “Boh!”. Sul risultato ottimo del partito guidato da Albert Rivera non ci sono dubbi: C’s passa da 32 a 57 deputati e sorpassa Podemos. Non ci sono dubbi neanche sull’unico neo, e cioè sulla sua performance in Catalogna: infatti, non è un granché l’11,5 per cento di Ciudadanos proprio nella “sua” regione tormentata, in cui gli indipendentisti di Esquerra republicana hanno ottenuto il 24,6 per cento e gli anti indipendentisti socialisti il 23,2, mentre i possibili concorrenti “spagnolisti” a destra di Ciudadanos, cioè popolari e Vox, si sono addirittura resi ridicoli. Rimane il “boh” e cioè: che cosa se ne farà dei suoi 57 deputati questo partito ormai irriconoscibile?

 

Ciudadanos, infatti, era un partito con il suo cuore in Catalogna, in funzione antisecessionista: ora stenta proprio in una Catalogna mai così secessionista. Era un partito macronista ante-litteram (ma con la parola “socialdemocratico“ nello statuto) e voleva svuotare il Psoe del suo elettorato più “moderno” ed europeista: ora ha tolto la parola “socialdemocratico“ dallo statuto e ruba voti solo al Pp, in competizione con Vox. Si mostrava come un partito giovane, anti identitario, post ideologico, liberale, libertario, cosmopolita, pragmatico, cioè urbano: ora è un partito nazionalista che va fortissimo nella “Spagna vuota” – cioè quella Spagna tradizionale, spopolata, fatta di centri piccoli e isolati che si sentono abbandonati dal centro del paese – e non disdegna patti con l’estrema destra sovranista. Ma, soprattutto, C’s era l’alleato naturale, seppur velenoso, del Psoe: infatti, soltanto tre anni fa, dopo le elezioni, un accordo preliminare di governo tra Sánchez e Rivera fu cosa ovvia e semplice (poi mancarono i numeri, si rivotò e al governo tornò Mariano Rajoy). Oggi, invece, la somma dei seggi del Psoe e di C’s garantirebbe la maggioranza e, per di più, condannerebbe all’irrilevanza parlamentare gli indipendentisti. Se fosse il 2016 il governo sarebbe nato in 24 ore. E invece niente. Rivera, per motivi elettoralistici, ha escluso categoricamente da settimane alcun accordo con Sánchez e domenica sera i socialisti in festa celebravano en la calle la vittoria gridando: “Con Rivera, no!”. Sembra un rifiuto speculare, ma non lo è: i socialisti sono rimasti dov’erano, mentre Rivera si è spostato per ragioni tattiche molto più a destra – e ora, a 26 giorni dalle elezioni europee e amministrative non può rinculare. Più avanti chissà.

 

Certo, in un futuro prossimo la strategia di Rivera potrebbe premiarlo, ma questo futuro ha già un passato un po’ troppo lungo. E’ il 2015 e il leader di C’s deve fare sfracelli alle elezioni, ma prende soltanto 40 seggi, per di più inutili perché non bastano a dare la maggioranza né al Psoe né al Pp: beh, è una buona base di partenza. Si rivota e Rivera cerca la spallata. Ma niente: da 40 seggi a 32. Beh, è un consolidamento. C’s consente la maggioranza a Rajoy, senza ottenere dividendi. Beh, ma ha detto la sua. Nelle elezioni regionali del 2017, Ciudadanos trionfa nel caos catalano, dove è il partito più votato. Risultato: continuano a governare gli indipendentisti. Beh, ma è l’inizio della riscossa. Intanto, il partito di Rivera entra via via in quasi tutti i consigli regionali e municipali, ma niente presidenti o sindaci di peso. Beh, ma intanto… Ecco, intanto il governo di Rajoy si logora, ma mentre Sánchez ha il colpo di genio del colpo di mano che lo porta alla Moncloa senza passare dal voto, Rivera sta a guardare. Poi, qualche mese fa, in Andalusia, C’s aiuta il Pp a scacciare i socialisti dal potere (ma la vera spinta l’ha data Vox). Beh, ma adesso con questa alleanza a destra… L’alleanza a destra domenica ha perso. E quindi ora, con i suoi 57 deputati, con il suo “no” preventivo al Psoe e con la sua autoinvestitura a “leader dell’opposizione”, che cosa farà Albert-sarà-per-la-prossima-volta-Rivera, che tra l’altro, già da 13 anni alla guida di Ciudadanos prima di compierne lui 40, è già una sorta di presidente eterno del suo partito?