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Il grande e poco noto contributo dell'Europa alla salute del pianeta

Nicola Notaro

I singoli stati da soli potrebbero fare ben poco, ma sulle politiche ambientali la rete comunitaria agisce con efficacia

Marta è una giovane biologa. Appassionata di piante e animali, dopo la laurea a Milano è diventata borsista all’università e prepara il suo dottorato in Biologia marina, la sua passione. Marta si considera una privilegiata perché le sue ricerche combinano lo studio teorico con il lavoro sul campo – o meglio, sott’acqua! – in immersioni nello splendido Mediterraneo. Si interessa in particolare alle tartarughe marine e alla specie caretta caretta, protetta dalla legislazione europea che ha creato Natura 2000, la più grande rete di aree protette al mondo, sia terrestri che marine, che coprono quasi il 20 per cento del territorio europeo e il 10 per cento dei nostri mari. Questa specie emblematica, che sembra aver attraversato millenni di evoluzione preservando il suo aspetto preistorico, affascina Marta che vuole studiarne le abitudini di nidificazione e riproduzione per contribuire alla sua protezione. Per fortuna, da quando le norme europee sono entrate in vigore nel 1992, il livello di protezione è aumentato e grazie a Life, il fondo europeo per l’ambiente, molti progetti operano per aiutare i pescatori a evitare le catture accidentali nelle loro reti e a soccorrere le tartarughe se la cattura non è stata evitata. Marta partirà presto per visitare il Centro di primo soccorso per le tartarughe marine nella splendida Favignana; non vede l’ora di poter osservare il lavoro quotidiano dei colleghi del Centro. E che emozione sarà assistere alla liberazione in mare degli animali dopo il loro recupero!

 

Nonostante la crescita economica, nell’Unione europea le emissioni di gas
a effetto serra sono diminuite di circa il 20 per cento rispetto al 1990. Progressi notevoli anche sul fronte biologico: l’etichetta europea dimostra
il rispetto di requisiti comuni che si applicano a tutto il mercato comunitario

  

Ma la vita di Marta sta per cambiare anche per altre ragioni che poco hanno a che fare con le tartarughe. Marta è incinta, già al terzo mese. Ha incontrato Paolo, un ragazzo leccese, sui banchi dell’università l’anno precedente, ed è stato subito colpo di fulmine. Tutto è andato molto veloce, hanno tanto in comune, la passione per l’ambiente, la biologia, la voglia di viaggiare e scoprire la bellezza della natura tanto diversa in altre parti d’Europa e del mondo. Quando hanno deciso di avere un figlio, si sono posti tante domande. Come sarà il mondo in cui vivrà? Riusciremo nella nostra generazione a evitare almeno le conseguenze più nefaste del cambiamento climatico e della massiccia estinzione della biodiversità? Un figlio è speranza e ottimismo, e loro hanno deciso di essere ottimisti. Sanno che c’è una grande rete di persone in Europa e in Italia che lavorano per preservare il nostro pianeta anche per le generazioni future e vogliono dare il loro contributo. Alcuni risultati importanti sono visibili a tutti: nonostante la crescita economica, nell’Unione europea le emissioni di gas ad effetto serra sono diminuite di circa il 20 per cento rispetto al 1990. Certo molto resta da fare a livello italiano, europeo e globale ma, grazie a un quadro legislativo avanzato, l’Unione è un leader nella lotta contro il cambiamento climatico e nello sviluppo di energie rinnovabili che stanno – gradualmente – sostituendo i combustibili fossili all’origine del problema. Un altro visibile successo riguarda il buco nell’ozono: negli anni Ottanta, quando è stato scoperto, gli scienziati hanno dato l’allarme. Si temeva che la distruzione dello strato di ozono stratosferico – schermo fondamentale per l’intercettazione di radiazioni letali per la vita sulla terra – avrebbe reso il nostro pianeta inabitabile. Ma poi misure rapide ed efficaci sono state prese a livello europeo e globale per ridurre i gas che danneggiano lo strato di ozono; oggi la generazione di Marta e Paolo può guardare allo strato di ozono come un malato in via di lenta ma costante guarigione. Nessuno stato da solo sarebbe in grado di far fronte a queste grandi sfide ambientali.

 

Marta e Paolo sono fiduciosi. La loro non è ingenuità ma consapevolezza che migliorare la situazione dell’ambiente in cui vivono, e di conseguenza la qualità della vita loro e del figlio che aspettano, è possibile. Dall’adozione di norme europee alla fine degli anni Novanta, la qualità dell’aria a Milano, dove vivono, è migliorata e c’è stato un grande impulso a prendere misure concrete per evitare gli effetti dell’inquinamento sulla salute. Purtroppo il problema non è ancora risolto, ma Marta sa che, se i picchi d’inquinamento oltrepasseranno certe soglie, le autorità saranno tenute a prendere misure immediate e ad informare la popolazione invitando, ad esempio, le categorie vulnerabili come i bambini e le donne incinte a proteggersi restando a casa.

Durante la dolce attesa, Marta e Paolo fanno molta attenzione a ciò che Marta mangia e beve, vista la vulnerabilità della nuova vita che si forma. La sua dieta è mista ma legumi e ortaggi biologici e acqua fresca del rubinetto non mancano mai.

 

L’Italia è un leader europeo del biologico. L’etichetta europea per i prodotti dell’agricoltura biologica dimostra il rispetto di requisiti comuni che si applicano su tutto il mercato europeo e permettono ai nostri prodotti di raggiungere tutto il continente. Marta e Paolo sanno che scegliendoli contribuiscono a ridurre gli impatti ambientali dell’agricoltura e riducono i rischi che potrebbero derivare dai pesticidi chimici.

 

Grazie a norme europee, anche l’acqua del rubinetto è di ottima qualità. E’ oggetto di controlli periodici riguardanti tutti i parametri della legislazione europea per l’acqua potabile. Marta ne ha sempre una bottiglia in borsa che riempie a casa prima di uscire; da quando è incinta, fa molta attenzione a idratarsi spesso.

L’acqua, elemento vitale per la nostra sopravvivenza è anche essenziale per tutta la fauna e la flora che ci circondano. Per questo, le leggi europee proteggono le acque dei nostri fiumi, laghi e mari, spesso condivisi con altri stati membri dell’Unione, che tutti devono adempiere obblighi volti alla protezione e al miglioramento della qualità delle acque. Paolo ha recentemente visitato il progetto Con.Flu.Po’, cofinanziato dal fondo europeo Life. Per decenni, storioni, anguille e altre specie ittiche non hanno potuto risalire il fiume Po’ e raggiungere i loro siti di riproduzione. Si imbattevano infatti nella interruzione causata dalla Diga di Isola Serafini che ne impediva i naturali spostamenti con conseguenze nefaste per la sopravvivenza delle specie ittiche. Grazie a Con.Flu.Po’, la scala di risalita più importante mai costruita in Italia ha consentito di ripristinare le rotte di migrazione della fauna ittica per centinaia di chilometri, dal mare Adriatico fino al Lago di Lugano. Un risultato straordinario per il più grande fiume italiano che è ancora sottoposto a tante pressioni derivanti dalle attività umane.

Dai fiumi al mare, è il ciclo idrologico naturale. Paolo ha deciso di portare Marta al mare nella sua Puglia prima che il pancione le cresca troppo e le renda difficile il viaggio.

 

Raggiungeranno le belle spiagge salentine che ogni anno ricevono ottimi punteggi dall’Agenzia europea per l’ambiente perché soddisfano i criteri di balneabilità previsti dalla legge europea. Ma soprattutto Paolo vuole mostrarle l’Oasi delle Cesine, 380 ettari di ambiente umido tra i meglio conservati e importanti dell’Italia meridionale, ultimo superstite della vasta zona paludosa e boscosa che si estendeva da Brindisi ad Otranto. L’Oasi, protetta come sito europeo Natura 2000, si trova lungo una delle principali rotte migratorie e ospita numerosissimi uccelli acquatici, un vero paradiso faunistico a disposizione di chiunque voglia visitarlo. E pensare che fino a qualche anno fa era tagliata in due dalla strada statale. Poi un finanziamento europeo del fondo Life (ancora lui!) ha permesso di spostare il traffico veicolare su una strada alternativa, fuori dalla riserva. Marta e Paolo si godranno il sole del sud, il rumore delle onde, il canto degli uccelli che volano alto e non conoscono frontiere, pensando che, se c’è una chance di conservare il patrimonio naturale per la generazione del bimbo che aspettano, la dobbiamo anche a ciò che essere membri dell’Unione europea ci permette di realizzare.

 

*Capo unità Protezione della natura, Direzione generale ambiente, Commission europea. Le opinioni qui espresse sono quelle dell’autore e non riflettono in alcun modo la posizione della Commissione europea

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