Il leader di Vox, Santiago Abascal (foto LaPresse)

La Spagna al voto con il fantasma di Vox

Eugenio Cau

Il partito di destra estrema non ha partecipato ai dibattiti televisivi. Ma è stato l’argomento principale della campagna elettorale e adesso può trarre giovamento dalla situazione di confusione

Milano. A leggere i due principali giornali spagnoli, il progressista País e il conservatore Mundo, sembra che nelle redazioni si siano visti due programmi differenti. Martedì notte (alle 22, gli orari sono spagnoli) c’è stato il secondo dibattito in appena due giorni tra i candidati alle elezioni generali di domenica prossima e non c’è molto accordo su chi abbia vinto. Il País sentenzia: ha vinto Pablo Iglesias, il leader di Podemos, il socialista Pedro Sánchez ha fatto una bella figura, mentre i due conservatori, Pablo Casado del Partito popolare e Albert Rivera di Ciudadanos, sono affondati. Niente affatto, risponde il Mundo, secondo il quale il vincitore indiscusso è stato il popolare Casado, con Sánchez agli ultimi posti per efficacia e gradimento. Anche gli altri giornali spagnoli danno pagelle poco coerenti (chi dice che ha vinto Rivera, chi Sánchez), e insomma, c’è grande confusione tra gli osservatori politici, a dimostrazione che i due dibattiti elettorali spagnoli, tenutisi uno lunedì e uno martedì prima sulla tv pubblica e poi su quella privata, sono nati sbilenchi, frutto di settimane di contestazioni e litigi, e soprattutto privi dell’elemento catalizzante di queste elezioni: Vox, il partito di destra estrema con venature di franchismo a cui è stata impedita la partecipazione perché non ha rappresentanza nell’attuale Parlamento.

 

La politica spagnola, oggi, funziona per generazioni. Tutti i leader hanno più o meno la stessa età (Sánchez, il più anziano, ha 47 anni; Casado, il più giovane, ne ha 38) ma appartengono a partiti molto differenti. C’è una prima generazione di partiti politici tradizionali e storici: il Partito popolare e il Partito socialista. Poi c’è una seconda generazione di partiti che si sono fatti strada con l’antipolitica degli ultimi anni e che soltanto di recente sono diventati mainstream: Podemos e Ciudadanos. Infine c’è Vox, un partito che soltanto un anno fa era quasi impercettibile nei sondaggi, e che adesso potrebbe superare il 10 per cento dei consensi. Come è facile immaginare, considerati la novità e i contenuti controversi di cui Vox è portatore (tra questi: razzismo e antifemminismo), le strategie elettorali di molti leader si sono concentrate attorno al nuovo arrivato. Peccato che, durante i dibattiti televisivi, il nuovo arrivato fosse assente.

 

Pedro Sánchez ci teneva tantissimo a dibattere con Santiago Abascal, leader di Vox, in modo da dare l’impressione ai suoi elettori che le destre fossero ormai succubi dei neofascisti (sia il Pp sia, probabilmente, Ciudadanos sono pronti ad allearsi con Vox pur di formare un governo). Senza Vox, invece, tutti si sono accorti che non sono soltanto le destre ad avere un bel peso addosso: l’alleato di Sánchez è Iglesias di Podemos, è con lui che il Partito socialista farà il governo se dovesse ottenere la maggioranza dei seggi.

 

Pablo Casado, che ha spostato il Partito popolare molto a destra per competere con Vox, ha tentato di tenere una postura da moderato durante i dibattiti, appunto per rifuggire dalle accuse di alleanze con gli estremisti. Ma Albert Rivera, che ha un passato da centrista, si è mostrato più bravo di lui sia nell’ostentare moderazione sia nel battibecco televisivo. Mercoledì Ciudadanos ha inferto un altro colpo quando Ángel Garrido, ex governatore della regione di Madrid per il Partito popolare, che era già stato inserito nelle liste delle europee, ha annunciato ha sorpresa un cambio di partito: si candiderà con Ciudadanos alle elezioni locali a Madrid.

La prima generazione della politica spagnola è stata (ancora una volta, almeno nel dibattito elettorale) superata dalla seconda, e questo potrebbe aumentare l’incertezza, in un contesto in cui i sondaggi dicono che il risultato più probabile potrebbe essere l’ingovernabilità. E gli estremisti di Vox, dopo essere stati l’argomento principale della campagna elettorale e il convitato fantasma durante i due dibattiti televisivi, possono soltanto trarre giovamento dalla situazione di confusione.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.