Una protesta a Seul contro lo scandalo delle spycam (foto LaPresse)

Non abbiamo più nulla da nascondere, l'ultimo voyeur è quello che ci guarda fare pipì

Giulia Pompili

Le immagini riprese di nascosto dalle spycam sono un’ossessione ultramoderna, e il luogo di questa ossessione è la Corea del sud

Roma. Sono passati quasi quarant’anni dal primo incontro tra Gay Talese e Gerald Foos, il vecchio proprietario del Manor House Motel, e cioè il voyeur più famoso del mondo. Foos, che ebbe una lunga relazione confessionale con Talese che culminò con la pubblicazione di “Motel Voyeur” nel 2016, osservava di nascosto i clienti del suo hotel dalle intercapedini e appuntava tutto sul taccuino, per una sorta di istinto zoologico: voleva conoscere il sesso degli altri, mica rivitalizzare il suo.

 

In quarant’anni è cambiato tutto. Oggi Foos avrebbe a disposizione molte categorie di YouPorn, e passerebbe molto tempo a guardare le stories su Instagram, tanto basta per capire com’è fatto – o com’è finto – il sesso degli altri. Il voyeur del Manor Motel non voleva compagnia, quando spiava: è per questo che forse oggi avrebbe rifiutato la possibilità di essere ricco, vendendo un live streaming delle sue camere.

 

Lo hanno fatto: a fine marzo la polizia coreana ha arrestato due persone per aver organizzato un live streaming in abbonamento da 72 stanze d’hotel in dieci città diverse. Le microcamere erano nascoste nella scatola della tv, in buchini sui muri, nel deodorante per ambienti. Su Amazon si trovano a una cinquantina di euro, ma su Alibaba i prezzi scendono, e le caratteristiche tecniche sono più versatili – per esempio, quella impermeabile che sembra una bottiglietta d’acqua costa 35 euro, sull’etichetta c’è scritto “San Beweketto”. Le immagini riprese di nascosto dalle spycam sono un’ossessione ultramoderna, e il luogo di questa ossessione è la Corea del sud: negli ultimi anni le donne hanno protestato ogni settimana a Seul per far diventare un reato (un reato vero) riprenderle di nascosto nei momenti più intimi e privati oppure infilare lo smartphone sotto la loro gonna mentre sono ferme sulle scale mobili (e infatti ora sulle scale mobili in tutta l’Asia ci sono cartelli che avvertono: è un reato riprendere sotto le gonne).

 

Oggi le toilette pubbliche sudcoreane sono controllate almeno una volta al mese, ma non serve a niente perché dopo la bonifica tornano le spycam, segno che la domanda è prepotente, ed è globale: ieri è stato incriminato un funzionario dell’ambasciata della Nuova Zelanda in America che aveva piazzato una microcamera nel water della sede diplomatica. E il genere è esattamente questo, e c’entra poco col sesso perché colpisce anche chi di sesso potrebbe averne quanto ne vuole – come Jung Joon-young, principe del K-pop, una superstar che si scambiava video di spycam con i suoi amici e ora è in guai seri. Su YouPorn il video di una ragazza che si cambia nello spogliatoio di una palestra, si lava i denti, si pettina e poi si riveste, ha 27 mila 248 visualizzazioni. Il “primo video al mondo di una camera nascosta nel bagno” – dura 5 minuti e 16 secondi, e ha due punti di vista: quello del water e quello del soffitto – ha due milioni 256 mila visualizzazioni e viene da un sito che si chiama “Czech Toilets”, che si vanta di usare soltanto “real public wc”. Un altro video con altrettante visualizzazioni è girato dentro al camerino di un negozio di costumi da bagno, e il titolo è: “Un sacco di ragazzine nude senza pantaloncini”. Poi certo, ci sono anche i fake, o meglio, la versione porno dei mockumentary: immagini recitate, e non rubate sul serio, ma non sono quelle che attirano di più. Perché in questa strana evoluzione della nostra sessualità, combinata con l’ossessione del sapere tutto degli altri, guardare dal buco dalla serratura ma anche essere guardati, esporre tutto alla visione altrui, restano pochi luoghi d’ombra. E sono quelli – prevalentemente nel cesso – l’obiettivo dei voyeur.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.