Ismaël Emelien (foto LaPresse)

Un passo in avanti del progressismo, in salsa “sogno macroniano”

Mauro Zanon

Il libro di Ismaël Emelien, l’ex consigliere del presidente francese. Un manifesto

Parigi. Che si tratta di un “manifesto”, e non di un semplice saggio è scritto a chiare lettere fin dalla copertina. Ismaël Emelien, stratega ed ex consigliere speciale di Emmanuel Macron, e David Amiel, economista ed ex braccio destro di Alexis Kohler, segretario generale dell’Eliseo, hanno ripreso la libertà di parola dopo anni di silenzio imposto dai loro ruoli, e in centosettantasei pagine, dense di teoria e di pedagogia, hanno provato a definire ciò che per molti osservatori non è ancora chiaro dopo due anni di mandato, il macronismo, dotandolo di un tutore ideologico, il progressismo.

    

    

Le progrès ne tombe pas du ciel” (Fayard) è il titolo del loro primo lavoro da ex consiglieri – si sono dimessi ieri, in concomitanza con l’uscita del libro – che ha come obiettivo quello di “riunire i progressisti, a partire da quelli che non sanno di esserlo”. Il progresso non è solo una battaglia politica, è una battaglia quotidiana, sostengono Emelien e Amiel, non può pesare soltanto sul presidente della Repubblica, sul governo e sulla maggioranza, deve essere un engagement, un impegno costante, una missione alla quale tutti sono chiamati a partecipare, per essere attori protagonisti nei quartieri, nelle associazioni, nei sindacati, nelle imprese. “Abbiamo dimenticato che per cambiare la società avevamo bisogno di tutti”, riconosce oggi Amiel, che assieme a Emelien, all’inizio del manifesto, se la prende con i “fantasmi del vecchio mondo”. “La sinistra ha tradito l’uguaglianza, la destra ha tradito la libertà”, osservano i due intellò del macronismo, aggiungendo che i “vecchi partiti” hanno lasciato in eredità una “società della frustrazione” che ha scatenato la rivolta delle classi popolari, la crisi dei gilet gialli, e dove le “nuove opportunità” sono riservate soltanto a pochi.

   

Qui, c’è l’essenza del pensiero macronista, l’idea che la Francia debba essere un progetto di emancipazioni degli individui, che la vera battaglia è dare ad ognuno gli strumenti per scegliere la propria vita, che la priorità di un progressista è quella di rompere tutti gli ostacoli e i determinismi sociali che condannano ancora troppe persone a un’“assignation à résidence”, a una vita segnata fin dalla nascita. Come sbloccare, allora, questi immobilismi sociali, geografici e economici? “Massimizzando i possibili”, affermano Emelien e Amiel, una formula che ritorna come un mantra in tutto il volume. Ma anche riabilitando “l’azione collettiva”, ascoltando le “richieste dei nostri concittadini”, che poi è quello che ha fatto Macron con il Grand débat national in questi due mesi di consultazioni appena terminati con la Francia periferica.

    

Il manifesto dei due nasce anche per rispondere a un’urgenza: quella di smentire chi dice con perfidia che “il macronismo è voler dare qualcosa che non si ha a qualcuno che non la vuole”, strutturando un “corpus ideologico” coerente a due mesi dalle elezioni europee. “Ciò di cui siamo certi, è che il clivage tradizionale tra destra e sinistra è sepolto”, dice Emelien. Lo scontro, ora, è tra progressismo e populismo, sia quello in salsa madurista di Jean-Luc Mélenchon e la sua France Insoumise sia quello fascisteggiante di Marine Le Pen e il suo Rassemblement national. “Il progressismo è molto più che una battaglia personale: è una battaglia per gli altri”, scrivono nel manifesto. In due, fanno 58 anni: Emelien ne ha 32, Amiel 26. Ma nonostante la giovane età, hanno una solida esperienza alle spalle. E ambizioni alte: “Ci auguriamo che quanto abbiamo scritto possa ispirare il maggior numero di persone possibile, soprattutto ora che si avvicinano delle importanti elezioni europee”. E ancora: “Speriamo che questo libro possa vivere ben oltre la primavera 2019. E’ per questo motivo che abbiamo evitato di moltiplicare gli esempi legati all’attualità, perché vogliamo che sia leggibile anche fra molti anni, e che magari venga pubblicato all’estero”. Una nuova Bibbia del progressismo, a disposizione di chi vorrà servirsene per altre avventure macroniste.

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