Prove d'opposizione al regime di Kim Jong-un

Trump difende il leader nordcoreano sul caso Otto Warmbier, un boomerang politico. Nel frattempo il Cheollima Civil Defense si autoproclama governo di Pyongyang in esilio

Giulia Pompili

Roma. Una frase di Donald Trump pronunciata durante la conferenza stampa finale del summit di Hanoi rischia di diventare un enorme boomerang politico per il presidente americano. A una domanda su Otto Warmbier – lo studente americano imprigionato in Corea del nord il 2 gennaio del 2016, rimpatriato in stato comatoso nel giugno del 2017 e morto cinque giorni dopo il suo rientro in America – Trump ha risposto di averne parlato con il leader nordcoreano Kim Jong-un: “Mi ha detto che non sapeva delle condizioni di salute di Otto, e lo prenderò in parola. Non credo che avrebbe permesso una cosa del genere, non credo che ne sapesse qualcosa”. 

   

  

I genitori di Otto Warmbier ieri hanno rilasciato una dichiarazione dicendo di essere stati “rispettosi” durante lo svolgimento dei summit tra America e Corea del nord, “ma ora dobbiamo parlare. Kim e il suo regime sono responsabili della morte di nostro figlio, e di altre crudeltà inumane”. Bill Richardson, ex governatore del New Mexico, l’uomo che salva gli americani detenuti dai regimi, ha detto che le parole di Trump sono quasi “una violazione dei diritti umani”.

  

La notizia arriva nello stesso giorno in cui il Cheollima Civil Defense ha dichiarato la formazione di un governo in esilio del “Free Joseon”, il nome antico della Corea. Cheollima è un’organizzazione anonima venuta alla luce nel 2017, perché avrebbe protetto il figlio di Kim Jong-nam, il fratellastro del leader assassinato all’aeroporto di Kuala Lumpur (qui il video in cui Kim Han Sol diceva di essere stato salvato da Cheollima). Sembra che il gruppo abbia l’aiuto, strategico e finanziario, di gruppi più forti che si oppongono al regime di Kim a Pyongyang. La costituzione di un governo alternativo a quello con cui dialoga Trump potrebbe aprire nuovi scenari: fino a oggi il grande problema della Corea del nord era che non esistesse di fatto una vera opposizione al regime, organizzata, che premesse sui temi della libertà e dei valori democratici. Ora, forse, se ne sta formando una.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.