Il piano di Trump dopo lo shutdown
Anche le cause legali contro il muro aiutano il presidente americano
Piano perfetto Mr. Trump. A dicembre il presidente americano Donald Trump aveva commesso uno sbaglio madornale perché era convinto – erroneamente – che lo shutdown avrebbe forzato i democratici a cedere alla sua richiesta di denaro per il muro al confine con il Messico e invece non era successo. Lo shutdown si era trasformato in una disfatta, aveva raggiunto i trentacinque giorni di fila, quindi un record storico poco invidiabile, e aveva messo la macchina amministrativa federale in ginocchio. “Macchina amministrativa federale in ginocchio” è una definizione molto neutra, mettiamola così: gli aeroporti stavano chiudendo e gli agenti dell’Fbi non sapevano come pagare l’affitto.
Una disfatta, dicevamo, ma il piano elaborato dall’Amministrazione Trump per recuperare terreno sta funzionando. Per prima cosa è stato trovato un accordo qualsiasi con i democratici per scongiurare il secondo shutdown e poi Trump ha dichiarato un’emergenza nazionale per appropriarsi di otto miliardi di dollari da usare per il muro. Si sapeva che la mossa avrebbe costretto i democratici a una contromossa molto prevedibile e infatti lunedì sera sedici stati hanno fatto causa a Trump per bloccare l’appropriazione di fondi. Gli stati sostengono che si tratta di una torsione inammissibile della Costituzione americana, il presidente non può dichiarare emergenza nazionale per creare dal nulla un budget che gli serve per mantenere la sue promesse elettorali. Il risultato è che lui non è obbligato a costruire davvero tremila chilometri di muro perché i fondi sono bloccati, può dire ai suoi elettori che non li ha traditi e intanto i sondaggi nell’elettorato repubblicano si spostano sempre di più a favore del muro (a furia di parlarne è diventato un argomento reale, è così che funziona la pubblicità). Un pezzo di programma di Trump per le presidenziali 2020 è già scritto: aiutatemi a vincere questa resistenza e a costruire il muro, ce l’ho messa tutta ora mi serve il vostro voto.
la sconfitta del dittatore