Cory Booker (foto LaPresse)

Cory Booker si candida per la Casa Bianca (e ci sta lavorando da molto)

Daniele Raineri

Il senatore democratico del New Jersey lancia una campagna centrata sui diritti delle minoranze. Ma qualcuno lo critica per i suoi rapporti stretti con Wall Street

New York. Venerdì il senatore democratico del New Jersey Cory Booker ha annunciato la sua candidatura alla Casa Bianca. Booker arriva dopo altri candidati democratici molto competitivi, come la senatrice Elizabeth Warren e la senatrice Kamala Harris, ma aveva cominciato da molto tempo a gettare le basi per partire bene, senza neppure troppa discrezione. Da ottobre in poi aveva cominciato a tenere discorsi davanti a platee grandi, da più di mille persone, in alcuni stati chiave del paese come l’Iowa e il New Hampshire con uno stile da predicatore che gli è molto congeniale e che scalda la folla. In Iowa si era scattato molti selfie con i presenti adoranti e poi lo staff aveva trovato gli indirizzi mail di ciascuno e aveva spedito a tutti il selfie con Booker – uno sforzo extra che un oratore di passaggio non farebbe mai e che invece farebbe un candidato alla presidenza che vuole conquistare l’anima degli elettori. In New Hampshire ha donato di tasca sua 170 mila dollari per la campagna delle elezioni di metà mandato, molto più che gli altri candidati democratici, e in generale ha fatto 34 viaggi nei 29 stati in cui si votava a novembre. Booker ci teneva molto a esserci, a farsi vedere e a diventare parte di quello che era un trionfo annunciato dei democratici contro i repubblicani. Dopo uno degli ultimi discorsi era stato avvicinato dall’ex presidente Jimmy Carter che gli aveva raccomandato di candidarsi. Insomma, un crescendo studiato. Anche durante la battaglia a colpi di audizioni per la conferma del giudice Brett Kavanaugh alla Corte suprema – una battaglia che i democratici persero – Booker si era speso a favore della telecamera con un’enfasi che a molti aveva fatto pensare a una possibile candidatura.

 

Nel messaggio via mail indirizzato ai suoi sostenitori (lo staff deve avere un archivio di contatti organizzatissimo) Booker ha parlato di “love and unity” e questo dovrebbe essere il messaggio centrale della sua campagna, molto centrata sui diritti delle minoranze. Il suo ultimo grande discorso da non ancora candidato è stato in occasione del Martin Luther King Day e le sue prime tre interviste dopo l’annuncio ufficiale sono con interlocutori neri o latinos. Tra i punti che gli vengono rimproverati c’è la troppa vicinanza con Wall Street, perché tra il 2013 e il 2014 ricevette in campagna elettorale più di due milioni di dollari di donazioni da aziende, staccando anche il primo dei repubblicani nella lista dei riceventi, e anche perché ha preso posizioni blande sulle corporation. Ma la prima critica e la più fantasiosa arriva da Kellyanne Conway, collaboratrice del presidente Trump, che ha detto che quella di Booker è una candidatura “sessista” perché va contro le candidature delle donne democratiche.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)