Inayat Kassam, l'uomo che ha salvato alcune vittime di al Shabaab (Foto LaPresse)

L'impresentabile supereroe che combatte i terroristi

Giulia Pompili

Inayat Kassam si materializza con la sua camicia mezza aperta, la collanina e la pistola. E salva il Kenya dagli attacchi di al Shabaab

Investiti come siamo da tutte queste notizie sull’imminente boom (economico), sull’Europa da aprire come una scatoletta di tonno, sulle manine che minano ogni certezza, sui porti da chiudere per evitare l’invasione e sui pericolosi criminali da “far marcire in galera”, insomma in questa confusione tra cattivi e cattivissimi ci domandavamo: quale aspetto avrà un eroe?

 

Perché è facile confondersi: quando sembra che ne abbiamo trovato uno poi quasi sempre cade, si fa fregare, viene ricattato, finisce sulla copertina dei tabloid, e con la stessa velocità con cui era stato eletto eroe torna nell’oblio. E allora passiamo subito a quello successivo, perché non è come nei film, che quello dimenticato poi torna a essere fico. Il fatto è che in un mondo così carico di odio e di odiatori è difficile trovare un eroe. Anzi un supereroe, quello con i poteri speciali come gli Avengers, disposto a fare ciò che la maggior parte di noi non sarebbe in grado di fare. E lo insegnano i fumetti, che per riconoscere un supereroe serve avere pure un cattivo speciale, uno che resta cattivo, senza che poi qualcuno lo riabiliti. L’estremismo islamico, per esempio.

 

  

Da un paio di giorni i quotidiani del Kenya sono pieni delle fotografie di un uomo che tutti chiamano eroe. Anzi, supereroe. Ma uno di quelli moderni: senza divise, un privato cittadino con la faccia da duro e un curriculum da spietato mercenario, la collanina al collo e la camicia slacciata. Martedì scorso un gruppo armato di al Shabaab ha fatto irruzione in uno degli hotel di lusso di Nairobi, il DusitD2 hotel nel quartiere di Westland. I terroristi hanno sparato, hanno ucciso, hanno preso ostaggi e assediato l’edificio per venti ore.

 

Quando sono arrivate le teste di cuoio, i giornalisti hanno iniziato a fotografare le estrazioni, cioè le vittime che vengono fatte scappare da uscite d’emergenza e di fortuna mentre l’assedio è ancora in corso. E nella tensione delle operazioni a un certo punto è apparso lui: Inayat Kassam, di origini indiane, con gli occhiali da sole sul naso e le maniche della camicia tirate su, collanina e bracciali, senza capelli ma con un pizzetto bianchissimo sul mento. Nella foto che è finita in prima pagina sul quotidiano Daily Nation usa il braccio sinistro per proteggere una ragazza, e nella mano destra tiene la pistola – soltanto una pistola. Lei ha raccontato ai giornali che Kassam, mentre la portava fuori, le ha detto: “Oggi non è il tuo giorno, non morirai”, che è una frase da Avengers, se non fosse che succede a Nairobi, in Kenya, nel 2019.

 

                                           La copertina del quotidiano Daily Nation a proposito dell'attentato 


 

C’è un’altra immagine, molto condivisa sui social, in cui tira dritto verso la zona di sicurezza, senza giubbotto antiproiettili, e dietro gli camminano accucciate almeno cinque persone, come se tutte potessero essere protette anche solo dal suo corpo. Cintura nera di Krav Maga, l’efficacissima arte marziale israeliana, e manager della Scorpio Africa Ltd, una società che fa training per la sicurezza con un nome particolarmente evocativo, Kassam vive a Nairobi da vent’anni e non è uno sconosciuto. Perché non è la prima volta che appare come un Avenger sulla scena di attacchi terroristici: il 21 settembre del 2013 era al poligono a sparare durante l’attentato al centro commerciale di Nairobi.

 

A un certo punto aveva ricevuto una telefonata, era salito in macchina e si era presentato all’ingresso del mall per combattere contro i terroristi al fianco delle squadre antiterrorismo. Online è stata lanciata la solita petizione per consegnargli una medaglia al valore. Servirebbe piuttosto lasciarlo stare, e chiamarlo quando serve, come si fa con i supereroi.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.