Michel Barnier (foto LaPresse)

Tutto quel che l'Ue è disposta a fare per evitare la “no deal Brexit”

David Carretta

Più tempo e un nuovo negoziato sulla dichiarazione politica sulla relazione futura. La proposta del negoziatore Barnier

Bruxelles. L’accordo di ritiro del Regno Unito dall’Unione europea non si tocca, ma i 27 sono pronti a concedere più tempo e rinegoziare la dichiarazione politica sulla relazione futura per permettere ai britannici di evitare il caos di una “no deal Brexit”. E’ questo il messaggio inviato mercoledì dal capo negoziatore dell’Ue, Michel Barnier, mentre a Londra Theresa May si sottoponeva al voto di fiducia e si preparava ad avviare le consultazioni con i leader della Camera dei Comuni dopo la bocciatura del suo accordo. “Se il Regno Unito sceglie di far evolvere le sue linee rosse in futuro e fa una scelta di maggiore ambizione, per esempio di andare al di là di un semplice accordo di libero scambio, l’Ue sarà immediatamente pronta ad accompagnare questa evoluzione e a rispondervi favorevolmente”, ha detto Barnier all’Europarlamento. L’ipotesi di rinegoziare la dichiarazione politica “non è lontana dalla realtà”, ha spiegato il portavoce della commissione, Margaritis Schinas. Per rinegoziarla serve tempo. L’Ue a 27 è pronta a prendere in considerazione (all’unanimità) una proroga, ma il governo britannico dovrà farne richiesta e motivare “le ragioni”, ha spiegato Schinas. Come nel film “Groundhog Day”, nel quale Bill Murray si risveglia sempre nel “Giorno della Marmotta”, gli europei si risvegliano con la stessa domanda da due anni: cosa vuole il Regno Unito? Tutto “questo ha senso solo se sappiamo cosa viene poi dal governo britannico. E questo non lo sappiamo”, ha detto Schinas.

 

L’idea degli europei per salvare la Brexit è semplice. La rivolta alla Camera dei Comuni è scattata per il backstop, che prevede la permanenza del Regno Unito nell’unione doganale e l’allineamento normativo alle regole dell’Ue in diversi settori per evitare il ritorno della frontiera fisica tra Irlanda e Irlanda del nord. Il backstop è temporaneo ma a tempo indeterminato: entrerà in vigore se e fino a quando non si trova un modo per evitare la frontiera nell’ambito dell’accordo di libero scambio previsto dall’attuale testo della dichiarazione politica. Visto che per negoziare gli accordi di libero scambio servono anni, e dato che fuori dall’unione doganale i controlli sono indispensabili, il backstop intrappolerebbe il Regno Unito per gli anni a venire. Agli occhi di Barnier e della sua squadra, il modo più semplice per liberarsi del backstop è sostituirlo con la permanenza nell’unione doganale o nel mercato unico. Per farla digerire ai britannici “la si può chiamare nuova unione doganale, Norvegia plus o Canada plus plus plus, ma la sostanza non cambia”, spiega al Foglio una fonte europea.

 

L’offerta di Barnier costringerebbe il Regno Unito a restare ancor più ancorato all’Ue. La permanenza nell’unione doganale significa l’impossibilità di firmare accordi commerciali con il resto del mondo. L’opzione Norvegia prevede la libera circolazione dei lavoratori. Ai Comuni mercoledì May ha scartato l’idea di modificare le sue linee rosse, ma il contesto era quello di un dibattito su una mozione di fiducia: per sopravvivere May aveva bisogno di tutti i voti brexiteers. Lunedì prossimo invece, se si troverà un fronte di pragmatici sufficientemente largo per le consultazioni alla Camera dei Comuni, i piani di May e Barnier potrebbero iniziare a convergere. Magari servirà molto tempo, anche oltre le elezioni europee di maggio, nonostante tutte le proteste degli eurodeputati che non vogliono più tra i piedi Nigel Farage e soci. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha detto di scommettere sul Regno Unito dentro l’Ue dopo il voto di maggio. Altrimenti sarà il caos della “no deal Brexit”. “Siamo arrivati al limite di quello che potevamo fare dell’accordo e non ci metteremo a non difendere gli interessi degli europei per cercare di risolvere un problema di politica interna”, ha detto il presidente francese.