Al Senato americano sono serviti 100 anni per approvare una legge sul linciaggio

Maurizio Stefanini

Mancano solo il voto della Camera e la firma di Trump. Storia di una vergognosa pratica spacciata per giustizia “democratica” 

Dopo 240 anni di esistenza e 100 anni di tentativi, il Senato degli Stati Uniti ha approvato all’unanimità il progetto di legge che definisce il linciaggio come “reato federale”. Perché entri in vigore, ci vogliono ancora il voto della Camera e la firma del presidente Donald Trump, che però a questo punto dovrebbero essere scontati. E così avrà fine una singolare eccezione, spesso considerata una delle più grandi vergogne della cultura americana. La proposta è stata presentata da tre senatori afro-americani: i democratici Kamala Harris (di cui si parla per il futuro anche di un possibile posto alla Casa Bianca) e Cory Booker oltre al repubblicano Tim Scott.

 

Secondo uno studio della Tuskegee University, tra il 1882 e il 1968 ci furono negli Stati Uniti 3.346 linciaggi di neri e altri 1.297 di bianchi, ispanici e asioamericani. Un famoso linciaggio di cinesi avvenne a San Francisco nel 1871, mentre un altro ai danni di 11 italiani ci fu a New Orleans nel 1891, subito dopo che erano stati assolti per crimini mafiosi. Secondo il testo di legge approvato oggi al Senato, le vittime tra il 1882 e il 1968 sono state ancora di più, 4.742: di questi casi di linciaggio il 99 per cento è rimasto impunito. E seppure l’ultimo linciaggio registrato risalga al 2011, dal 1918 a oggi sono fallite ben 200 proposte di legge per rendere punibile il crimine. Finora i responsabili di linciaggio erano giudicati secondo le leggi ordinarie sull’omicidio.

 

 

 

“Strange Fruit” fu una famosa canzone degli anni ’30 che parlava di “alberi del sud” che “portano strani frutti”, “sangue sulle foglie e sangue alla radice/ neri corpi che ciondolano alla brezza del sud”. E durante la Guerra fredda la propaganda sovietica continuò a lungo a descrivere gli americani come “impiccatori di negri”, anche dopo che la stagione dei diritti civili aveva ormai ottenuto i suoi risultati. Ma in effetti la “Lynch Law”, questa è la locuzione originale da cui trae origine il termine linciaggio, risale alla Rivoluzione americana, appunto come misura di giustizia rivoluzionaria. James Lynch era un colonnello della milizia della Virginia, incaricato nel 1778 di reprimere le bande partigiane di tories, i simpatizzanti dell’Inghilterra. Questi si accanivano sui cavalli dei farmers “i ribelli”, che venivano poi rivenduti all’esercito del re con largo margine. E il suo problema era che ogni volta che metteva le mani addosso a qualcuno di questi ladri di cavalli controrivoluzionari, non riusciva mai a vederlo finire sotto processo, perché nelle 200 miglia di percorso necessarie per raggiungere la Corte di Williamsburg immancabilmente i suoi compagni di scorrerie riuscivano a tendere un’imboscata alla scorta e a liberarlo. Disperato per vedere i suoi uomini massacrati poco per volta in questi rischiosi viaggi di traduzione, alla fine Lynch decise di celebrare i processi nel cortile di casa sua, autonominandosi presidente del tribunale. La pena inflitta consisteva in 39 frustate sulla schiena e l’obbligo per il condannato di gridare lo slogan rivoluzionario “libertà per sempre!”. Se si rifiutava di adempiere a questa particolare pena accessoria, il colpevole veniva appeso per i pollici a un albero, fino a quando uno strozzato “liberty forever!” non usciva finalmente dalle ostinate labbra.

 

Eppure la “Legge di Lynch” delle origini era, a suo modo, garantista. Ogni imputato aveva diritto a un regolare avvocato e poteva produrre testimoni a discarico, il procedimento era pubblico e accusatore e accusato erano messi faccia a faccia. In caso di assoluzione, l'accusato aveva il diritto di ricevere dalla Corte scuse formali e anche di citarla a giudizio presso il Tribunale di Williamsburg per sequestro di persona. E così non solo gli assolti, ma anche alcuni condannati fecero ricorso nel 1782, a guerra finita: furono talmente tanti alla fine che l’assemblea legislativa della Virginia dovette approvare nell’ottobre di quell’anno una sorta di amnistia per Lynch e soci.

 

Rimase tuttavia nel sentire comune l’idea del linciaggio come misura di giustizia “democratica” che la collettività poteva scatenare per proteggersi in momenti di emergenza. Nel sud, durante la Guerra civile, ci furono così linciaggi di supposti simpatizzanti dei nordisti: in particolare quello di Gainesville in Texas nell’ottobre del 1862, con 41 vittime. E dopo la fine della Guerra civile il Ku-Klux-Klan, nato come movimento di resistenza contro l’occupazione nordista, si mise a linciare a tutto spiano i neri che venivano accusati di appoggiarsi agli “invasori” per usurpare un posto superiore al loro rango. In particolare occasione di linciaggio era ogni sospetto di molestia sessuale nei confronti di donne bianche. Ma più in generale il linciaggio è stato uno strumento di reazione contro tutti coloro che commettevano crimini che finivano per turbare l’identità collettiva: un tipo di sentimento che ora sta crescendo anche in altre latitudini, anche se non ancora fino a esiti simili.

Di più su questi argomenti: