Cesare Battisti (foto LaPresse)

Perché Bolsonaro farà fatica a “regalare” Battisti all'Italia senza un blitz

Angela Nocioni

La legge vieta sia di estradare il terrorista, sia di espellerlo, sia di deportarlo

Roma. Solo con un blitz illegale il Brasile può prendere l’ex terrorista rosso Cesare Battisti e spedirlo in Italia. Ma in cambio di cosa il presidente Jair Bolsonaro sarebbe disposto a violare la legge brasiliana, dopo che suo figlio ha promesso al ministro Matteo Salvini l’estradizione come “regalo”? Giovedì, Salvini ha detto in un video che spera nell’azione del nuovo leader brasiliano, perché Battisti in Brasile “sta villeggiando”.

 

L’ex militante dei Proletari armati per il comunismo, condannato in via definitiva all’ergastolo in Italia per quattro omicidi compiuti negli anni Settanta, non è più un rifugiato. Ha lo status migratorio di un qualsiasi cittadino straniero con un permesso di residenza permanente e di lavoro in Brasile. Se esce dai confini nazionali lo fa a suo rischio e pericolo, ma finché resta in territorio brasiliano è protetto dalla legge. (La notizia di una sua fuga dopo l’elezione di Bolsonaro è falsa. Battisti, che può muoversi liberamente non avendo più né braccialetto elettronico né obbligo di firma, è andato per qualche giorno a San Paolo, come fa spesso).

 

Affinché sia possibile per il presidente Bolsonaro firmare un decreto che ne disponga l’estradizione, negata dall’ex presidente Lula il 31 dicembre del 2010, dovrebbe prima essersi espressa la Corte suprema in senso favorevole all’Italia, su una richiesta che è in attesa di essere esaminata da molti mesi e nessuno può ordinare alla Corte di esaminarla d’urgenza. Senza quella sentenza nessuno dei tre modi possibili per rimpatriare uno straniero è praticabile legalmente. La legge vieta sia di estradare Battisti, sia di espellerlo, sia di deportarlo. Vediamo perché.

 

Il Tribunale supremo ha analizzato in passato la estradabilità di Battisti in due fasi. Nel settembre del 2009 ha votato per l’estinzione dello status di rifugiato concesso a Battisti nel 2008 dal ministro di Giustizia Tarso Genro. Poi, nel novembre del 2009, il Tribunale supremo ne ha autorizzato l’estradizione. Attenzione: ha autorizzato, non ha ordinato. Questo perché quel Tribunale ha la funzione di valutare la conformità di un atto alla legge. In questo caso considerò Battisti estradabile, autorizzò l’estradizione. Il destinatario dell’autorizzazione era il presidente della Repubblica che, aveva il potere di decidere se eseguire o no quell’atto autorizzato. Il presidente Lula da Silva decise di non eseguirlo.

 

Fu così chiaro il verdetto del Tribunale che uno dei suoi componenti, il giudice Joaquim Barbosa, sottolineò: “Il Tribunale non può decidere l’estradizione di nessuno”. In un ulteriore voto, il Tribunale supremo stabilì che il capo di stato può autonomamente decidere se eseguire o no un’estradizione dopo che il massimo organo giudiziario del paese ha giudicato estradabile il cittadino straniero oggetto della richiesta. L’avvocatura di stato esaminò il decreto di Lula e lo considerò un atto giuridicamente corretto. Il 9 giugno del 2011 il Tribunale supremo si riunì ancora per esaminarlo a sua volta e lo considerò senza errori né vizi di forma. A quel punto Battisti uscì di prigione. Annullare quel decreto come atto amministrativo è impossibile e, comunque, sono scaduti i tempi per provarci.

 

Visto che non si può legalmente concedere l’estradizione, se Bolsonaro volesse comunque impegnarsi a sbattere Battisti fuori dal paese gli resterebbero l’espulsione e la deportazione. Il presidente della Repubblica può ordinare di portare lo straniero fuori dal territorio brasiliano: o in un paese indicato per qualche ragione, o semplicemente, fargli passare la frontiera di quello più vicino. L’espulsione non si può applicare però a Cesare Battisti perché è padre di una cittadina brasiliana minore d’età. In tutta la storia c’è un solo caso in cui ciò è avvenuto e risale al 1953, si trattò di un cittadino portoghese, padre di un brasiliano, espulso perché giudicato colpevole di un grave assassinio commesso in Brasile. In quel caso il presidente decise l’espulsione e poi il Tribunale supremo discusse a lungo se si fosse trattato di un atto legittimo. Decise per il sì con un voto di maggioranza. Ma era il 1953 e, soprattutto, il delitto era stato commesso e giudicato in Brasile, non in Italia decenni prima.

 

Esiste poi il metodo della deportazione. Si applica agli immigrati irregolari. Si tratta di riportare il cittadino straniero nell’ultimo paese in cui risulta essere stato presente prima di arrivare in Brasile. Si usa raramente e solo con immigrati senza documenti legali di soggiorno e senza vincoli nel territorio. Difficile far rientrare in questa categoria uno straniero residente regolarmente, con figlia brasiliana minore d’età. Rimane soltanto il blitz illegale.

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