Sabato a Pittsburgh un uomo armato ha ucciso 11 persone (foto LaPresse)

L'“europeizzazione” degli ebrei americani

Giulio Meotti

“Pittsburgh cambia tutto”. Le sinagoghe negli Stati Uniti corrono ai ripari

Roma. “Non voglio vivere in un paese dove ogni sinagoga ha bisogno di guardie armate”, ha detto lunedì il sindaco di Pittsburgh, Bill Peduto, in risposta al presidente Donald Trump che aveva parlato delle necessità di proteggere i siti ebraici dopo la strage alla sinagoga Tree of Life. Fino a sabato scorso l’ebraismo americano sembrava un gigantesco paradiso uscito dai romanzi di Philip Roth. La strage a opera di un suprematista bianco che ha lasciato a terra undici ebrei cambia tutto e porterà all’“europeizzazione dell’ebraismo americano”, ha detto lunedì Joel Rubinfeld, presidente della Belgian League Against Anti-Semitism. Scrive il Wall Street Journal che le sinagoghe negli Stati Uniti hanno già aumentato la protezione dopo il “peggior attacco a una comunità ebraica nella storia degli Stati Uniti”. L’Fbi rileva che il 54 per cento dei 1.538 reati di odio anti-religioso nell’ultimo anno sono stati motivati da antisemitismo. Eppure, fino ad alcuni anni fa scriveva il Washington Post, soltanto due sinagoghe avevano un direttore della sicurezza.

 

Le congregazioni a Milwaukee, Washington, Seattle e San Francisco, tra le altre, lunedì hanno adottato nuovi protocolli di sicurezza. L’Adas Israel Congregation, una sinagoga di Washington, aveva già agenti di sicurezza sul posto. Ma il suo rabbino capo, Aron Alexander, ha definito Pittsburgh un “game changer” e ora il tempio aggiungerà personale intorno al perimetro della sinagoga. Don Aviv, direttore di Interfor International, una società di sicurezza che fa consulenza a numerosi gruppi ebraici, ha detto che si è registrato un aumento del 70 per cento della domanda di servizi di sicurezza tra le organizzazioni ebraiche nell’area di New York. “La sicurezza relativamente scarsa nelle sinagoghe americane mi ha impressionato e mi ha preoccupato allo stesso tempo”, ha detto il belga Rubinfeld, che frequenta spesso gli Stati Uniti e che era presente nella Grande Sinagoga di Bruxelles quando un terrorista ferì due persone durante il capodanno ebraico del 1982. “Pensavo che questa fosse una differenza fondamentale con gli Stati Uniti, ma non lo è più”. La strage di Pittsburgh “rappresenterà un punto di svolta per gli ebrei americani”.

 

La comunità ebraica in Norvegia spende in sicurezza metà del budget. La metà del contingente militare dell’Operazione Sentinelle, in Francia, è oggi a protezione dei siti ebraici. Ogni anno la famiglia Rothschild contribuisce a finanziare una miriade di richieste di budget per proteggere gli ebrei di Francia. In Inghilterra è schizzato alle stelle il budget del Community Security Trust, la forza di difesa ebraica meglio organizzata in Europa (è passato da due a tredici milioni di sterline in otto anni). Il suo direttore, Mike Whine, ha definito le comunità ebraiche “la prima linea” di attacco per l’estremismo in tutto il mondo. La Kind David High School, una scuola ebraica di Manchester, ha installato altoparlanti sui tetti della scuola per richiamare gli studenti all’interno in caso di attacco, come avvenne a Tolosa, dove tre bambini furono uccisi. “Spendiamo una parte enorme del budget in sicurezza, è ridicolo”, ha detto il rabbino Miriam Berger della sinagoga riformata di Finchley, a Londra. L’ex presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Charlotte Knoblauch, ha dichiarato che “la vita ebraica è possibile in pubblico solo sotto la protezione della polizia”. E’ dal 1982, quando ci fu l’uccisione del piccolo Stefano Taché, che la comunità ebraica di Roma è sotto tutela. In Italia numerosi rabbini sono sotto scorta e non c’è evento ebraico di qualsiasi tipo che non si svolga senza sicurezza. Fino a sabato pomeriggio, tutto questo era impensabile negli Stati Uniti. Adesso, per spiegare il cambiamento epocale, si agita lo spettro dell’Europa.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.