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L'Europa progressista si incontra a Parigi

Mauro Zanon

Idee e proposte dal fronte europeista e liberale che vuole respingere l’ondata populista alle elezioni del prossimo anno 

Issy-les-Moulineaux. “Il compromesso, in politica, è inevitabile. Ma non dobbiamo scendere a compromessi sul nostro liberalismo”. È la frase simbolo della giornata di tavole rotonde e riflessioni attorno al progressismo organizzata ieri a Issy-les-Moulineaux, a sud di Parigi, dalla République en marche (Lrem) di Emmanuel Macron assieme ai think tank parigini Fondation Jean-Jaurès e Fondation pour l’innovation politique. E a pronunciarla è stato Nick Clegg, ex capo del Partito liberal-democratico e vice primo ministro britannico, appena nominato capo della comunicazione internazionale di Facebook. Accanto a lui, in una giornata che i dirigenti di Lrem non hanno esitato a definire “ideologica”, hanno preso la parola altre figure di rilievo del liberalismo europeo, che vedono in Macron e nel suo celebre discorso della Sorbona il punto di partenza per respingere l’ondata populista alle elezioni del prossimo anno: Helle Thorning-Schmidt, ex primo ministro danese, che nel suo intervento ha invocato la necessità di redigere un “manifesto del progressismo”; Luis Garicano, responsabile economico dei liberali spagnoli di Ciudadanos, secondo cui il decollo della nuova forza progressista e europeista dovrà essere effettuato in occasione del prossimo congresso dell’Alde, dall’8 al 10 ottobre; Sandro Gozi, ex sottosegretario agli Affari europei del governo Renzi e principale interlocutore italiano dell’Eliseo; Guy Verhofstadt, presidente dell’Alde ed ex primo ministro belga, che con l’abituale trasporto emotivo ha detto che “la rifondazione dell’Unione europea deve avvenire nel 2019, altrimenti l’Europa sparirà”. È stato un sabato ricco di idee e di proposte, durante il quale Lrem ha messo le basi per una vasta riflessione sulla sua dottrina ideologica, sulla colonna vertebrale di un macronismo che deve ancora definirsi in maniera esatta. Ma è stato anche un sabato dove per la prima volta si è vista una vera convergenza tra le “terze vie” europee, che lascia ben sperare in vista della prossima, delicatissima scadenza elettorale.

    

“Dobbiamo proporre un’alternativa progressista dinanzi ai nazionalisti oscurantisti”, ha detto Christophe Castaner, neopromosso ministro dell’Interno ed ex presidente di En Marche!, prima di aggiungere: “Il nostro progressismo è un ritorno alla visione iniziale della sinistra sociale che voleva liberare i cittadini dalle loro catene, e alla concezione iniziale del liberalismo, che rifiutava gli abusi, i privilegi, i monopoli, la concentrazione del potere nelle mani di pochi. Ma non dobbiamo riprendere soltanto le migliori idee del passato. Dobbiamo fare di più”. C’è la consapevolezza di un’“urgenza” da parte di tutte le forze europeiste, urgenza che Macron indicava fin da quando era ministro dell’Economia, e affermava che la sua generazione, quella dei quarantenni, sarebbe stata la generazione dei “rifondatori o dei becchini dell’Europa”.

     

“Dobbiamo risvegliare l’opinione proeuropea”, ha detto ieri Verhofstadt durante la tavola rotonda in cui si è discusso di “come costruire un arco progressista”, lui che è stato il primo a tendere pubblicamente la mano a Macron per accompagnarlo nella fondazione di un movimento transnazionale liberale e europeista. Sulle pagine di Ouest-France, lo stesso quotidiano che ha intervistato il capo dell’Alde un mese fa, si è espresso così Sandro Gozi: “[L’alleanza con Macron] è l’unica via per rifondare l’Europa. Non può essere rifondata senza costruire una nuova alleanza politica transnazionale. È impossibile farlo se si lascia il Parlamento europeo nelle mani del Ppe e dei nazionalisti. Bisogna organizzare una nuova maggioranza progressista, europea, per un’Europa che moltiplica le protezioni e le opportunità. Rivolgendosi a tutte le forze progressiste, oltre i clivage tradizionali”. Insomma, un’En Marche! europea. 

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