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Abramovich, l'oligarca vagabondo in cerca di una casa europea per il suo denaro

Micol Flammini

L’oligarca è stato rifiutato anche dalla Svizzera che lo considera “una minaccia per la sicurezza e un rischio per la reputazione”. E per evitare le sanzioni potrebbe cedere il suo “Roman Empire”

Roma. Roman Abramovich cerca casa. Un approdo per i suoi affari, preferibilmente una tana europea. Passa molto tempo in Russia, ma come molti suoi colleghi russi, tutti miliardari, tutti giramondo, preferisce portare i suoi soldi altrove. I patrimoni di Mosca cominciano ad avere problemi in Europa e, cacciato dalla Gran Bretagna, l’oligarca è stato rifiutato anche dalla Svizzera che lo considera “una minaccia per la sicurezza e un rischio per la reputazione” della nazione. Oltre al no, si è visto arrivare dal Canton Vallese anche l’accusa, senza prove, di riciclaggio. Abramovich, persa ogni speranza di entrare in Svizzera, ha intentato e perso una battaglia legale per impedire che le autorità elvetiche lasciassero trapelare le motivazioni del respingimento. Il tribunale di Losanna ha revocato il divieto di pubblicazione e i giornali del gruppo Telemedia hanno raccontato, in francese e in tedesco, l’amara vicenda del miliardario delle autorità svizzere che, nei pressi di una località sciistica, lo hanno visto arrivare con una richiesta di residenza.

 

Roman Abramovich, che prima di diventare un oligarca in piena Perestrojka vendeva le prime bambole di plastica, ha abitato per anni in Gran Bretagna. A Londra c’è una piccola Mosca, una curiosa, nutrita e controversa comunità russa celebre per essere ricchissima. Abramovich è uno di loro, ha acquistato nel 2003 la squadra di calcio Chelsea – che forse venderà per mettersi a riparo da eventuali sanzioni – ma dopo il caso Skripal, l’ex spia russa avvelenata a Salisbury con un agente nervino, il Regno Unito ha deciso di cambiare le regole che permettevano ai russi, quelli ricchi, di ottenere la residenza in cambio di investimenti cospicui. Stanco di aspettare la decisione di Londra, che sta rivedendo i visti rilasciati a circa 700 russi prima del 2015, Roman Abramovich ha chiesto la cittadinanza israeliana – l’oligarca ha origini ebraiche – che ha ottenuto a maggio. Ma di portare i suoi affari in Israele non ha intenzione. Meglio l’Europa. Il miliardario non ha problemi con il Cremlino, che la scorsa settimana ha chiesto agli oligarchi di far rientrare i loro capitali – gli oligarchi hanno risposto con un sorriso cortese declinando l’offerta poco allettante –, non ha avuto nessuna discussione con il presidente Vladimir Putin, passa gran parte del suo tempo in Russia, ma preferisce tenere il suo denaro lontano dalla nazione. Le accuse svizzere però potrebbero rendere ancora più difficile per Abramovich ottenere una residenza europea. La Svizzera ha la reputazione di accogliere ben volentieri gli stranieri ricchi indipendentemente dalla fonte della loro ricchezza e questo accanimento nei confronti dell’oligarca darà da pensare alle altri paesi che si vedranno arrivare Roman Abramovich con una richiesta di residenza. Ma il denaro russo e gli oligarchi, una categoria appartenente soltanto al panorama antropologico russo, non piacciono più alle nazioni europee che, dopo il deteriorarsi dei rapporti tra Mosca e l’occidente, sono sempre più diffidenti. Tutti tranne l’Italia. L’avvocato del miliardario ha fatto presente alle autorità svizzere che non ci sono prove delle attività criminali di Abramovich, ma secondo Losanna, è sufficiente sapere che la sua fortuna si è accumulata durante il caos degli anni Novanta per sapere che il suo patrimonio sia “almeno parzialmente di origine illegale”.

 

Per l’Europa continua ad aggirarsi un miliardario russo in cerca di una casa, non tanto per se stesso quanto per i suoi affari. Ma Abramovich, come rivela Bloomberg, ha anche un altro cruccio. E’ tra i pochi oligarchi a non essere stato sanzionato dagli Stati Uniti e prima che questo avvenga è impegnato a mettere al riparo il suo patrimonio. Questo potrebbe portarlo a vendere il Chelsea, se possedesse meno del 50 per cento della società non verrebbe sanzionato. Ma abbandonare la squadra – “dopo 15 trofei in 15 anni”, come gli gridano allo stadio i tifosi mentre gli dedicano cartelloni con la scritta “The Roman Empire” – non è semplice.

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