Jaroslaw Kaczynski. Foto LaPresse

Senza i valori, di Bruxelles rimane solo un bancomat per sovranisti

Micol Flammini

Il leader polacco Jaroslaw Kaczynski ha dimostrato che per alcuni membri dell'Europa l’unione politica non conta, ma i soldi sì

Roma. Non era mai successo, o per lo meno, mai con così tanta schiettezza. Finora la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica ceca lo avevano solo lasciato intendere, ma Jaroslaw Kaczynski ha voluto dire in faccia all’Unione europea che se Varsavia nel 2004 è diventata un paese membro è stato solo per soldi. Domenica, alla convention del partito da lui fondato, il PiS che governa il paese dal 2015, Kaczynski è riapparso. “Aderire all’Ue per la Polonia era il modo più rapido per raggiungere standard economici alti”, ha detto. Che l’Europa stesse ormai uscendo da quel sentiero fatto di ideali di pace e di condivisione di obiettivi politici, era chiaro, ma il leader polacco ha dato il segnale definitivo. Il capo del PiS ha assicurato che di uscire dall’Unione non se ne parla, Schengen è fondamentale, i fondi europei anche, ma bisogna stare attenti a “non lasciarsi infettare dalle malattie sociali dell’occidente”.

 

“L’Ue sta costringendo gli stati membri a conformarsi a norme contrarie ai valori tradizionali”, ha detto. Rimanere nell’Ue è necessario, ma l’importante per Kaczynski è farlo senza commettere gli stessi “errori dell’occidente”. Gli errori e le malattie di cui parla il fondatore del PiS altro non sono che i valori sui quali l’Europa è stata fondata. Negli ultimi mesi giravano molte voci sulla salute di Kaczynski – ha passato diverso tempo in ospedale, gli uomini del suo partito iniziavano già a lottare per la successione – ma il leader è tornato con un discorso che ha ridisegnato la missione dell’Europa: nutrire le casse dei paesi membri. Dopo il referendum con il quale il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Ue, i sovranisti dicevano di voler seguire l’esempio di Londra. Dopo la Brexit era tutto un parlare di Polexit, Frexit, Czexit, Hungrexit e ovviamente Italexit, uscire dall’Ue sembrava semplice quanto creare un neologismo con la parola exit, ma poi tutti i governi euroscettici hanno capito quanto stare in Europa fosse conveniente. Dall’euroscetticismo è nata una nuova forma di europeismo. Un europeismo antieuropeista, pragmatico e senza valori. Anzi, per i paesi dell’est, i valori europei sono da evitare perché, come ha detto Kaczysnki, “ci stanno attaccando per svilire la Polonia”. L’Unione è entrata in una nuova fase. Non è più nel nome di “valori comuni”, come recita nel preambolo la Carta di Nizza, che i paesi hanno deciso di “creare un’unione sempre più stretta”. Nel nome del denaro di Bruxelles i sovranisti ambiscono invece a creare un’unione sempre più larga, con nazioni sempre più distanti, impermeabili alle necessità degli altri membri, come insegna la mancanza di solidarietà di Visegrád nei confronti dell’immigrazione.

 

Ashoka Mody, ex funzionario dell’Fmi e docente presso l’Università di Princeton, ha recentemente pubblicato un libro, “Euro tragedy”, in cui sottolinea come anche l’adozione di una moneta unica, per l’Europa, sia stata una scelta pienamente politica. Unificare le valute avrebbe fatto convergere le economie e così fortificato anche l’unione politica. Il denaro quindi, anche nella creazione ambiziosa dell’euro, altro non era, per l’Ue, che l’espediente per rendere ancora più forte l’unità politica. Jaroslaw Kaczynski domenica ha dimostrato che per alcuni membri, l’unione politica non conta, anzi Varsavia prende le distanze. E’ il denaro che rende attraente Bruxelles che, senza valori, è un bancomat per sovranisti.

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