Gli impianti di perforazione kazaki nel Mar Caspio (Foto imagoeconomica)

Il Caspio è un mare speciale e la sua energia passa attraverso il fumo di un accordo firmato domenica

Micol Flammini

L'intesa tra Russia, Iran e le repubbliche ex sovietiche può dare il via a progetti energetici e allo sfruttamento di risorse. Putin e Rouhani adesso sono più vicini

Roma. Il Mar Caspio non è un lago e non è un mare. Il Mar Caspio è un romanzo. Imprendibile, ricchissimo, isolato, è prigioniero di se stesso, circondato da deserti che si alternano a vette di novemila metri. Eppure il mar Caspio è stato sempre molto conteso e desiderato – meta di esploratori, tormento di scrittori – per le sue riserve energetiche. La Russia, ai tempi dell’Unione sovietica, lo aveva reso inaccessibile, lo divise con l’Iran, ma nel 1992, quando dell’enorme Urss non rimase più nulla, se non il ricordo di costruzioni stanche delle vecchio piattaforme petrolifere, il Caspio, con la sua promessa di trenta miliardi di barili di greggio continuava a essere lì, ostile e ambito.

 

Arrivarono compagnie petrolifere da ogni paese, ma quella ricchezza rimaneva imprendibile, legata a un cavillo, a una domanda infantile, quasi anatomico-geografica: ma il Caspio è un mare o un lago? Da ventisei anni i cinque stati che si affacciano sul Caspio cercavano di trovare una soluzione a questo interrogativo e sembra che domenica abbiamo raggiunto un accordo. I leader di Russia, Iran, Kazakistan, Azerbaigian e Turkmenistan si sono riuniti ad Aktau, sulle coste kazake, per firmare una convenzione che disciplina lo status giuridico del bacino d’acqua e quindi ne permetterà lo sfruttamento.

 

Stabilire se il Caspio sia un mare o un enorme lago non era tanto una questione geografica, quanto geopolitica, tutto passa attraverso le parole, anche le norme che regolano i trattati internazionali. Ma è definitivamente un mare, così hanno stabilito ad Aktau, la città dei numeri, e in quanto tale è soggetto alle stesse leggi che chiariscono sovranità, aree economiche e tutela delle zone militari a cui sono soggetti i mari e gli oceani. La sua superficie sarà trattata come un mare un po’ speciale – acque aperte per uso comune – e i fondali saranno suddivisi come terraferma, anche se le linee di demarcazioni esulano ancora dall’accordo. Domenica la Russia si è impegnata ad approfondire la cooperazione con l’Iran e con gli altri ex stati sovietici dell’Asia centrale, l’accordo in potenza può liberare progetti energetici a lungo bloccati, lo sfruttamento di grandi risorse di idrocarburi e gas pur confermando la supremazia militare russa sul mare.

 

All’infuori di Mosca non saranno ammesse altre presenze militari e questa condizione impedisce alla Nato e alla Cina di usare il Caspio per approfondire la cooperazione con Turkmenistan, Kazakistan e Azerbaigian. “Questo è un vertice eccezionale – ha esultato Vladimir Putin – con un significato fondamentale per il destino del mar Caspio”. Per Mosca, il mare è sempre stato sotto la sua sfera di influenza. Dopo la caduta dell’Unione sovietica non ha mai smesso di mantenere il controllo sui suoi ex stati satelliti per impedire a Washington di trarre beneficio dalle risorse dell’area e negli anni ha ostacolato tutti i progetti regionali, come il gasdotto sottomarino proposto dal Turkmenistan e dall’Azerbaigian che avrebbe permesso ai due paesi di competere con il gas russo immettendosi sul mercato europeo. 

 

I cinque stati hanno deciso di firmare la convenzione per non permettere ad altre potenze, come Cina e Stati Uniti, di aumentare la loro presenza nell’area, Mosca ha voluto inoltre manifestare l’intenzione di stringere i rapporti con l’Iran. Dietro le quinte ci sono vari accordi bilaterali. Putin ha detto che potrebbe essere disposto a concedere al Turkmenistan e all’Azerbaigian di aumentare le importazioni di gas, una concessione che per le economie in difficoltà dei due stati centro asiatici rappresenterebbe una speranza.

 

Ma il Caspio, con la sua storia, i suoi tormenti geopolitici, nella mente di russi e iraniani, è una risorsa da usare anche in funzione anti americana. “E’ bello che i paesi del Caspio abbiano deciso di enfatizzare il multiculturalismo e opporsi alle azioni unilaterali al centro della politica di alcuni paesi”, ha detto Hassan Rouhani. E così il presidente dell’Iran ha definito la convenzione come un prezioso patto internazionale che tutela anche l’accordo sul nucleare iraniano e quel che ne rimane. Il Caspio è un ponte tra Asia centrale e medio oriente e Mosca ha intenzione di usarlo per sviluppare le sue relazioni con Teheran. I due paesi sono bersagliati dalle sanzioni statunitensi, condizione che le riduce a ruoli sempre più marginali nei mercati globali, e dire definitivamente che il Caspio è un mare un po’ speciale, è anche una risposta alle guerre di Trump.