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Uno scienziato del programma missilistico siriano è stato ucciso dal Mossad?

Rolla Scolari

E’ stato assassinato sabato a Masyaf, nel nord-ovest della Siria, dove si trova un centro di ricerca per lo sviluppo di armamenti

Milano. Aziz Asbar era uno dei principali scienziati al lavoro sul programma missilistico siriano. E’ stato assassinato sabato a Masyaf, nel nord-ovest della Siria, dove si trova un centro di ricerca per lo sviluppo di armamenti. Secondo il New York Times, che cita una fonte di intelligence mediorientale, il siriano sarebbe stato ucciso dai servizi segreti israeliani, il Mossad. Il giornale mostra però cautela: “Un importante scienziato siriano è stato ucciso, e si punta il dito contro Israele”, titola. Il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman ha minimizzato la possibilità di un coinvolgimento d’Israele nell’omicidio, e il governo non ha commentato ufficialmente le accuse in arrivo dalla stampa siriana di regime. Negli ultimi mesi è cresciuta la preoccupazione d’Israele per il rafforzarsi nella Siria in guerra dell’Iran, alleato principale del regime di Bashar el Assad. L’esercito siriano è tornato a controllare la zona lungo il confine con Israele, come prima del 2011. I vertici dell’esercito temono che la Siria possa diventare postazione di lancio di missili per l’Iran, rivale regionale di Israele e finanziatore delle milizie sciite di Hezbollah, nel vicino sud del Libano. Come ricorda però il quotidiano Haaretz, in un primo momento l’assassinio di Asbar – che avrebbe avuto accesso ai vertici politici e militari sia siriani sia iraniani – è stato rivendicato dal gruppo Tahrir al Sham, erede della filiale siriana di al Qaeda.

 

La fonte di intelligence mediorientale citata dal New York Times sostiene che negli ultimi tre anni Israele avrebbe portato a termine altre quattro operazioni simili all’estero. In passato, governi o stampa stranieri hanno accusato diverse volte il Mossad d’essere all’origine dell’assassinio di comandanti militari, scienziati, leader di organizzazioni ostili a Israele, che non ha mai ufficialmente commentato gli episodi in questione. Tra il 2010 e il 2012, bombe magnetiche, sparatorie, esplosioni hanno ucciso sette scienziati iraniani coinvolti nello sviluppo di armi e missili per la Repubblica islamica. L’Iran accusa Israele di queste morti. Nel 2008, un tiratore scelto ha ucciso il generale siriano Mohammed Suleiman mentre si trovava in spiaggia vicino a Tartus, in Siria. Secondo alcuni, era uno dei massimi consiglieri per la sicurezza di Assad, per altri l’ufficiale di collegamento tra regime e l’alleato libanese Hezbollah. Documenti della Nsa americana pubblicati da The Intercept e parte delle carte segrete esposte da Edward Snowden sostengono che dietro l’operazione ci sarebbero le forze speciali israeliane. Il Washington Post nel 2015 ha scritto che all’origine dell’assassinio del comandante di Hezbollah Imad Mughniyeh, considerato il capo di Stato maggiore delle milizie sciite, ci sarebbe stata un’azione congiunta di Cia e Mossad. Mughniyeh è stato ucciso nel febbraio 2008 a Damasco da un’esplosione. Le autorità di Dubai hanno accusato il Mossad d’essere all’origine dell’assassinio di Mahmoud al Mabhouh, comandante delle brigate Ezzedin al Qassam, braccio armato dei palestinesi di Hamas, in un hotel dell’emirato. La polizia locale in una conferenza stampa ha mostrato allora le fotografie di passaporti europei e australiani che sarebbero stati utilizzati per organizzare l’operazione. Si sarebbe trattato di documenti rubati a cittadini con doppia nazionalità. Da questo episodio è stata perfino tratta una serie tv di successo, in Israele e all’estero, False Flag. Hassan al Laqis, tra i più potenti leader di Hezbollah, è invece stato ucciso a Beirut. Si occupava di tecnologie, logistica, sviluppo di armi. Anche allora, i vertici delle milizie sciite hanno accusato Israele, che non ha mai smentito né confermato. Più di recente, sono stati uccisi in Tunisia e Malaysia due ingegneri legati a Hamas: il primo, Mohammed Zawahri, assassinato con un colpo di pistola a Sfax nel 2016, lavorava allo sviluppo di droni; Fadi al Batsh era invece un ingegnere elettronico legato al movimento ucciso ad aprile a Kuala Lumpur. Le autorità malesi ritengono che dietro all’omicidio ci sia l’azione di un servizio di intelligence straniero.

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