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La rotta spagnola dei migranti non è più così deserta

Eugenio Cau

Pedro Sánchez ha accettato di accogliere a Valencia i 629 migranti della nave Aquarius. E' diventato l’eroe del momento, ma alla prossima nave?

Roma. Il governo spagnolo del socialista Pedro Sánchez ha accettato di accogliere a Valencia i 629 migranti della nave Aquarius, dopo che il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, ha impedito alla nave di attraccare in Italia. I due esecutivi, spagnolo e italiano, sono nati negli stessi giorni e sotto lo stesso cattivo auspicio del populismo – Sánchez è salito al potere grazie ai voti di Podemos. Ma mentre Roma conferma le preoccupazioni degli analisti, il nuovo governo di Madrid sta cercando in tutti i modi di mostrare solidarietà, continuità e responsabilità a livello europeo. La Moncloa ha emesso un comunicato nel pomeriggio di ieri annunciando che la Spagna avrebbe accolto i migranti a Valencia, e poco prima Ximo Puig, il governatore della regione, ha annunciato che il governo aveva individuato nella città costiera il “porto sicuro” in cui effettuare l’operazione di accoglienza che la Spagna “avvierà tramite le Nazioni Unite”.

 

Il sindaco di Valencia, Joan Ribó, aveva già dato la propria disponibilità ad accogliere i migranti dell’Aquarius in città, seguendo l’esempio della sindaca di Barcellona, Ada Colau, e dei sindaci italiani di Napoli e Palermo. Nel momento in cui questo giornale va in stampa, Madrid si è limitata a offrire alle Nazioni Unite la destinazione di Valencia, e nella serata di ieri Medici senza Frontiere ancora confermava quello che twittava Oscar Corral, giornalista del País a bordo dell’Aquarius: “Non ci siamo mossi di un centimetro”. Tra la posizione attuale della nave e il porto di Valencia ci sono 1.300 chilometri, e la traversata del Mediterraneo rischia di essere durissima, ma l’annuncio spagnolo è stato sufficiente per trasformare Pedro Sánchez nell’eroe della giornata.

 

Il presidente del governo spagnolo ha ricevuto i complimenti di mezza Europa, e se già nei giorni scorsi, con la presentazione del governo più femminista ed europeista della storia di Spagna, era riuscito a far balzare il suo Partito socialista in testa a tutti i sondaggi, è probabile che con questo gesto di altruismo riuscirà a migliorare ulteriormente il suo tasso di gradimento. Al momento dell’insediamento del governo, la politica europea di Sánchez aveva un obiettivo esplicito (“recuperare un ruolo di protagonista nel progetto europeo”, come ha detto lo stesso premier) e uno implicito (evitare l’associazione con il governo italiano agli occhi dei partner continentali e dei mercati): sono entrambi perfettamente riusciti.

 

La politica dell’altruismo di Sánchez è tuttavia rischiosa: con il governo italiano che fa capire che potrebbe prenderci gusto a mandare le navi con i profughi in Spagna, molti iniziano a temere che, come successo con la Germania di Angela Merkel nel 2015 sulla rotta migratoria orientale, una politica di accoglienza permissiva possa generare un pull factor difficile da controllare. La Spagna è famosa per un uso consistente della forza lungo i reticolati spinati delle enclave marocchine di Ceuta e Melilla (la Spagna “difende i suoi confini con le armi”, ha scritto Salvini su Facebook), ma in realtà negli ultimi tempi, con la quasi chiusura della rotta italiana ottenuta dall’ex ministro Minniti che ha portato gli sbarchi a diminuire dell’80 per cento, gli arrivi dalla rotta occidentale in Spagna sono aumentati del 54 per cento. Dall’inizio dell’anno, sono sbarcati 13.706 migranti in Italia e 11.308 in Spagna, secondo l’Unhcr. I barchini con poche decine di migranti a bordo che cercano di attraversare lo Stretto di Gibilterra o di arrivare alle coste dell’Andalusia partendo dal Marocco fanno meno notizia rispetto ai giganteschi barconi che attraccano a Lampedusa, ma in realtà la rotta del Mediterraneo occidentale è diventata la più pericolosa del mondo, dice l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. In media, il numero di morti tra chi cerca di raggiungere la Spagna è uno ogni 29 persone, mentre tra chi cerca di raggiungere l’Italia è uno ogni 36. Nonostante questo, l’assenza di altri sbocchi potrebbe continuare a spingere i migranti a raggiungere le coste spagnole. Ieri Nacho Torreblanca, capo della sezione editoriali del País, scriveva su Twitter: “L’Italia potrebbe usarci come valvola di sfogo”.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.