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I piani di Musk per Los Angeles (e Tesla) si basano tutti sullo charme

Eugenio Cau

L'ultimo progetto è una compagnia per scavare strade sotterranee e Musk l'ha presentato a settecento losangelini che pendevano dalle sue labbra. Non va così bene a Zuckerberg 

Roma. Ci sono due immagini che descrivono bene le quotazioni personali dei principali ceo della Silicon Valley. La prima è quella di Mark Zuckerberg di Facebook davanti al Congresso americano il mese scorso: visibilmente a disagio nel suo vestito blu, fronte lucida, occhi sbarrati e sorriso tiratissimo. Zuckerberg, lo sappiamo, con la sua performance tecnica e precisa ha messo a nudo l’impreparazione dei legislatori americani, ma nonostante questo non è riuscito a evitare l’impressione di essere robotico, completamente fuori dal mondo. La seconda immagine è quella di Elon Musk, ceo di Tesla e di mille altre imprese, che l’altro ieri ha partecipato a una riunione stile “town hall” con 700 cittadini di Los Angeles: tutto vestito di jersey, seduto comodamente, sorridente e rilassato mentre settecento losangelini pendevano dalle sue labbra. Differenza abissale.

  

Musk era a Los Angeles, città dove vive, per presentare ai cittadini la Boring Company, uno dei suoi progetti più recenti, nato su Twitter l’anno scorso. Funziona così: visto che Musk odia rimanere imbottigliato nel traffico, ha deciso di fondare una compagnia per scavare strade sotterranee. La città pilota dovrebbe essere Los Angeles, e Musk si è presentato ai cittadini per una captatio benevolantae in favore del suo progetto. Ora, immaginate se Google o Amazon annunciassero che vogliono bucare San Francisco e Seattle come un groviera: i comitati dei cittadini entrerebbero con i forconi e le torce nei quartier generali delle società. A Seattle il comune ha appena approvato una nuova tassa piuttosto iniqua per far pagare ad Amazon l’aumento degli affitti provocato dai suoi ingegneri ben pagati; nella Silicon Valley gli autobus che trasportano i dipendenti delle compagnie tech sono presi a sassate. E i losangelini? A giudicare dai resoconti americani, sembra che a Elon Musk tutto sia permesso.

  

E’ arrivato in ritardo all’assemblea con i cittadini, per giustificarsi ha detto di essere rimasto imbottigliato nel traffico e tutti hanno riso – ci fossero state le autostrade sotterranee sarei arrivato in tempo, era il senso. Ha promesso che bucherà Los Angeles senza creare disagi e senza fare rumore, e non ci sono state obiezioni di rilievo. A un certo punto ha detto che farà fare dei tour ai cittadini che vorranno visitare i tunnel prima dell’apertura al pubblico e che “sarà come un tour Disney ma un po’ più strano”, e tutti hanno riso di nuovo.

    

Musk riesce dove Zuck fallisce. Anzitutto, perché si mostra coinvolgente e gioviale (anche Zuckerberg ha fatto un tour in giro per l’America l’anno scorso, ma non è stato certo ricordato per il suo charme), e poi perché chi non vorrebbe partecipare ai progetti folli di un genio visionario? Zuck ha creato una compagnia da centinaia di miliardi di dollari, ma Musk costruisce macchine elettriche fighissime, ha mandato una Tesla nello spazio, vuole colonizzare Marte, vende lanciafiamme da usare per diletto e ha una fila lunga così di ex fidanzate famose – l’ultima trovata su Twitter a causa di una battuta molto nerd che riguarda l’intelligenza artificiale e la fine del mondo.

    

Alla fine le proteste contro le trivellazioni di Musk non tarderanno ad arrivare – arrivano sempre – ma intanto lui si gode la fama di genio con più charme al mondo. Ogni sua trovata è un’operazione di marketing di eccezionale successo, e in molti hanno iniziato a chiedersi: ma se dietro a tutte queste piroette ci fosse la necessità di distogliere l’attenzione dal fatto che Tesla va maluccio? La produzione delle auto elettriche non riesce a soddisfare la domanda a causa di problemi strutturali, e anche Tesla – come Uber e come Google – ha avuto la sua dose di problemi con la tecnologia di guida semiautonoma. Qualche investitore inizia a spazientirsi, ma poi Musk si inventa un nuovo annuncio strepitoso, e tutti si distraggono di nuovo.

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.