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“L'antisemitismo islamico minaccia la pace tedesca”. Parla Abdel-Samad

Giulio Meotti

Intervista all’intellettuale e ricercatore tedesco-egiziano dopo l’attacco a un ragazzo con la kippah a Berlino: “Stiamo andando verso una ‘situazione francese’”

Roma. C'è un video che ha fatto il giro di tanti media. Un ragazzo arabo israeliano si è messo la kippah per vedere cosa sarebbe successo a passeggiare per le strade di un quartiere bene di Berlino. Un ragazzo siriano lo ha colpito a cinghiate al grido di “ebreo”. Adesso un libro fa luce su questo nuovo incubo tedesco, l’antisemitismo che risorge dalle ceneri di Auschwitz. Ma un antisemitismo particolare. Muslimischer Antisemitismus. Eine Gefahr für den gesellschaftlichen Frieden in Deutschland?. Ovvero l’antisemitismo islamico che mette a rischio la pace sociale in Germania.

 

  

Lo ha scritto un intellettuale israeliano di sinistra, David Ranan, che ha condotto più di settanta interviste con i musulmani tedeschi. E i risultati non sono rassicuranti. “Il 74 per cento della popolazione dei paesi del medio oriente e del Nord Africa condivide atteggiamenti antisemiti” scrive Ranan. “Gli ebrei hanno troppa influenza nel settore finanziario, si sostengono a vicenda, formano cricche, hanno troppo potere sulle grandi banche, dominano la politica mondiale e si sono organizzati in società segrete”. Ranan voleva andare oltre gli episodi più duri: “So che ci sono proteste in cui la gente urla ‘ebrei al gas’, che ci sono predicatori dell’odio, ma mi è anche chiaro che non si può misurare 1,6 miliardi di musulmani basandosi su pochi estremisti, voglio mettere un certo ordine in questo dibattito”. Circa la metà degli intervistati sono donne e la maggior parte ha completato il liceo o studiato all’università. “Non volevo intervistare i ragazzi di quindici anni che avevano visto la notte precedente Israele bombardare Gaza”. Una donna ingegnere cresciuta in una famiglia turca gli dice: “La gente ne parla, il mondo è governato da alcune famiglie, circa 120 famiglie, ebrei e controllano il governo. Tutte queste malattie, i batteri, che si stanno diffondendo ovunque nel mondo, presumibilmente vengono da lì”. C’è chi dice a Ranan che un importante politico israeliano ha rapito una ragazza palestinese per far trapiantare i suoi occhi blu nel suo cieco figlio. Uno dei soggetti intervistati da Ranan, la cui madre è fuggita nel 1933 dai nazisti, è davvero convinto che il furto d’organi da parte di Israele sia davvero successo.

 

L’anno scorso, la polizia ha registrato 1.453 reati antisemiti, una media di quattro al giorno. E’ successo che l’Abraham Geiger College a Potsdam abbia invitato gli studenti a non portare la kippah per strada e lo stesso ha fatto la scuola Or Avner di Berlino. Nel centrale distretto berlinese di Friedenau, Daniel Alter, uno dei primi tre rabbini ordinati in Germania dai tempi del nazismo, è stato pestato da quattro giovani arabi mentre si trovava per strada con la figlia di sei anni. Tutto era partito con una domanda: “Sei ebreo?”. E’ finito in ospedale, con lo zigomo fratturato e una riflessione amara: “Non so come spiegare a mia figlia perché gli ebrei non appartengono alla vita quotidiana della Germania di oggi”.

 

Ne parliamo con l’intellettuale e ricercatore tedesco-egiziano Hamed Abdel-Samad, sotto scorta per le minacce di morte dei fondamentalisti islamici e autore in Italia del libro sul Corano. Messaggio d’amore, messaggio di odio (Garzanti). “L’antisemitismo islamico sta esplodendo qui, dopo che per anni le autorità si sono rifiutate di parlarne” dice Abdel-Samad al Foglio. “I media e il governo non ne hanno voluto scriverne nel timore di dare forza all’estrema destra, ma ora ci sono attacchi orribili nelle strade contro gli ebrei soltanto perché indossano una kippah. Stiamo andando verso una ‘situazione francese’. I musulmani che arrivano dal medio oriente portano con sé il terribile odio antisemita che hanno a lungo coltivato nei propri paesi di origine. Era una illusione l’idea che si sarebbero lasciati il proprio antisemitismo islamico ai confini della Germania”. Il rischio, scrive Ranan, è allora quello di rovesciare quella pace sociale che la Germania ha faticosamente costruito dopo che un’altra, ben più terribile ondata di Judenhass l’aveva distrutta.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.