Emmanuel Macron a Épinal (foto Francesco Maselli)

Macron inizia da Épinal la sua campagna d'Europa

Francesco Maselli

Il presidente francese, dopo il discorso di Strasburgo, visita il comune francese e lancia la sua consultazione popolare per coinvolgere i cittadini nel suo progetto di rifondazione dell’Ue

Épinal. Dopo il discorso istituzionale al Parlamento europeo, l’incontro con i cittadini. Emmanuel Macron ha lanciato a Épinal “Quelle est votre Europe?”, la sua consultazione popolare per coinvolgere i cittadini europei nel suo progetto di rifondazione dell’Europa. Lontano dalle grandi città, Épinal, è il simbolo della Francia profonda ma moderata, a oltre due ore di auto da Strasburgo, abitata in maggioranza da pensionati, non molto permeabile al Front National (al primo turno in città Marine Le Pen è arrivata quarta con il 18 per cento) ma spesso considerata abbandonata dal presidente. Un modo, quindi per dimostrare il contrario, oggi che una parte del paese inizia a contestare la trasformazione macronista.

 

 

L’Europa è una parte importantissima della piattaforma su cui Macron è stato eletto un anno fa: bandiere dell’Unione a tutti i comizi, slogan europeisti, l’idea di avere bisogno di un’Europa che protegge e di una sovranità europea. Una promessa, quella di cambiare l’Unione insieme con la Francia, molto difficile da mantenere: a un anno dall’elezione non c’è stato alcun contagio macronista in Europa. Gli stati del nord hanno subito detto di no all’idea francese di un budget comune, Angela Merkel non è sembrata così entusiasta della prospettiva di una difesa comune, grande progetto di Macron, il gruppo di Visegrad ha più volte fatto capire che il suo principale avversario in campo europeo è proprio il presidente francese.

 

 

Per rendere l’esercizio meno verticale Macron ha deciso di non pronunciare un grande discorso come alla Sorbona o ad Atene, ma di rispondere per due ore alle domande della platea: “Ero adolescente e non ho dimenticato il dibattito nel 1992 tra Philippe Séguin e François Mitterrand su Maastrich. È stato un dibattito franco e di qualità: non ne abbiamo organizzati più così, nemmeno durante il referendum sulla costituzione europea del 2005. Dobbiamo farlo adesso”, ha spiegato. Il presidente ha avuto modo di chiarire cosa intende per sovranità europea, concetto evocato a più riprese ma mai davvero sviluppato finora: “Difendo la sovranità francese, ha spiegato Macron, ma abbiamo bisogno anche di una sovranità europea perché davanti al rischio migratorio, alla transizione energetica o digitale la sovranità nazionale non è sufficiente. In particolare, nell’ambiente digitale, oggi vige la legge della giungla. Se noi riusciamo a inquadrare i diritti digitali e dare delle regole efficaci a livello europeo staremo meglio tutti, come mostra il regolamento europeo che oggi viene preso a modello da Facebook: ecco cos’è la sovranità europea”. E ancora, a chi gli chiedeva quando avremo tutti una carta d’identità europea: “Non credo che le nazioni europee si diluiranno nell’Europa, le nostre differenze sono anche una forza. Il nostro progetto deve essere coniugare la sovranità e l’identità nazionale con quelle europee”.

  

 

 

La platea di Macron era molto omogenea, così come le domande: il debito, le ricette fiscali continentali, l’agenzia spaziale europea, gli spazi democratici, le procedure di infrazione della Commissione europea, la parità di genere, il congedo di maternità e paternità, la difesa comune. Insomma, tutte domande molto precise e “competenti”, a Épinal c’era un perfetto campione della Francia in marcia, che ha vinto la globalizzazione e vuole più Europa e più concorrenza. Mancavano le preoccupazioni della Francia che non ha votato Macron tranne alla fine, quando il presidente ha lasciato intervenire due persone in disaccordo con la sua idea di europeismo. Questa parte del paese non ha una vera rappresentanza politica. E questa continua ad essere la più grande fortuna e il più grande merito (in fondo Macron ha avuto il coraggio di lanciare la sua campagna elettorale scommettendo sull’esplosione degli altri partiti) del presidente francese.

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