James Comey (foto LaPresse)

Comey va sul terreno di Trump per attaccare il leader moralmente “unfit”

Le mani, i capelli, la “golden shower”. Nella foga mediatica, l’ex direttore dell’Fbi finisce per somigliare al suo nemico

New York. Nella prima intervista per promuovere il libro A Higher Loyalty, in uscita oggi negli Stati Uniti, James Comey ha detto che Donald Trump è “moralmente inadatto per la presidenza”, è una “macchia” che si stende su tutti quelli che gli stanno intorno, un leader incapace potenzialmente ricattato dai russi, è un “bugiardo cronico” che tratta le donne come “carne”, una specie di boss mafioso che impone test di fedeltà ai membri della sua cerchia quando il presidente dovrebbe “incarnare il rispetto e aderire ai valori che sono al centro di questo paese”. Ai microfoni di George Stephanopoulos della Abc, l’ex direttore dell’Fbi non ha fatto altro che rispondere alle bordate lanciate da Trump su Twitter nel fine settimana, quando l’editore ha dato il via alla pubblicazione delle prime recensioni e di alcuni estratti. Il presidente lo ha chiamato “slimeball”, letteralmente palla di melma, ha detto che “il peggiore direttore dell’Fbi della storia” dovrebbe essere in prigione per i molti crimini che ha commesso, gli ha affibbiato l’aggettivo “slippery”, cioè scivoloso, ha scritto che “non è affatto intelligente” e ha promesso il trattamento che il suo storico avvocato e mentore, Roy Cohn, aveva trasformato in una regola di vita: “Quando qualcuno ti attacca, contrattacca sempre, ma cento volte più forte”. Niente di nuovo sotto il sole, per quanto riguarda Trump, ma con l’impostazione data al libro e il tono belligerante delle interviste, Comey ha deciso di accettare lo scontro sul terreno preferito del presidente, quello degli attacchi personali. 

 

Si tratta di un cambiamento di registro e strategia notevole rispetto alla battaglia civile annunciata da Comey. Fin dal titolo, che richiama una “più alta lealtà” di quella richiesta dal presidente, il silurato direttore dell’Fbi aveva scelto di volare alto, mostrando al popolo americano, per puro “senso del dovere”, che volto ha la leadership di un funzionario integro, disinteressato, imparziale, che non si lascia determinare dalla vanità e non si lascia trascinare nel gioco distruttivo delle fazioni.

 

Nel libro abbondano invece i dettagli salaci, le ripicche, l’autore si sofferma spesso su quegli stessi dettagli triviali che accusa Trump di avere elevato a pilastri della conversazione nazionale. Lo prende in giro per il ciuffo, per l’abbronzatura, ammette di avere dedicato attenzione anche alla dimensione delle sue mani, tratto non proprio cruciale per il funzionario che si propone di ridare al paese quell’aura sacrale che Trump ha distrutto. Racconta così la prima stretta di mano con il presidente: “La sua faccia era leggermente arancione, con mezzelune bianche e scintillanti sotto gli occhi, dove credo avesse piazzato degli occhialini per abbronzarsi, e capelli biondi lucidi incredibilmente in piega, che dopo attenta analisi sembravano effettivamente suoi ... Quando ha allungato la mano, mi sono fatto un appunto mentale di valutarne la grandezza. Era più piccola della mia, ma non in modo inusuale”. Nel libro sulla drammatica situazione in cui versa la Repubblica americana, Comey non perde l’occasione di informare il pubblico che le sue mani sono più grandi di quelle di Trump, motteggia le “borse bianche sotto gli occhi senza espressione”, evoca lo spettro della collusione con la Russia senza fornire prove, indugia con voluttà sulla presunta “golden shower” operata da prostitute in un albergo di Mosca, traendo conclusioni sui rapporti fra il presidente e la first lady, e si sofferma su una quantità di episodi pruriginosi o controversi che fanno vendere copie ma non corroborano esattamente l’immagine dell’olimpico servitore dello stato bullizzato dal presidente.

 

I dati forniti dall’editore parlano di una tiratura di 850 mila copie già largamente esaurita con le prenotazioni anticipate, numeri che seppelliscono quelli dell’ultimo bestseller a sfondo trumpiano, il Fire and Fury di Michael Wolff che ha sedotto e poi deluso l’America e il mondo intero con rivelazioni non esattamente accertate. Marketing e piazzamento dei prodotti sono le specialità di Trump, e la nuova fase della guerra con Comey mostra che l’ex direttore dell’Fbi ha scelto di abbassare la sua higher loyalty per competere sul campo preferito del presidente.