L'aereo Ilyushin 96023 durante un atterraggio a Monaco di Baviera

Il mistero dell'aereo russo che collega spie, coca e crisi diplomatiche

Daniele Raineri

Theresa May vola a Bruxelles per convincere l’Ue ad adottare una linea dura contro Mosca, ha poche speranze

Roma. Ieri il primo ministro inglese, Theresa May, è arrivato a Bruxelles per tentare di persuadere i partner dell’Unione europea – da cui Londra sta divorziando – ad approvare una linea comune molto dura e a imporre sanzioni contro la Russia che, secondo May, sarà una minaccia contro tutto il continente europeo per gli anni a venire. Gli inglesi accusano un network di spie russe di avere ucciso un loro disertore a Salisbury con un agente chimico letale chiamato Novichok e sviluppato nei laboratori dell’Unione sovietica, in quello che è stato il primo attacco con un’arma chimica in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale.

 

La May parteciperà presto anche a un incontro trilaterale con il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel e affronterà lo stesso argomento: nel mezzo del guado della Brexit per separarsi dall’Europa (come del resto il governo di Vladimir Putin auspicava), il Regno Unito si scopre vulnerabile e solo e vuole una risposta collettiva da parte dell’Europa. Due giorni fa tuttavia il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha mandato una lettera a Vladimir Putin per congratularsi per il quarto mandato conquistato a valanga nelle elezioni di domenica scorsa. Come pure ha fatto il presidente americano Donald Trump, che si è congratulato con Putin in spregio ai consigli dello staff che gli aveva raccomandato di non farlo. May è in cerca di alleati, ma l’America legata a Londra dalla famosa “special relationship” non risponde e pure Bruxelles non ascolta. In Italia non c’è ancora un nuovo governo, ma i partiti usciti vittoriosi dalle elezioni, Lega e Cinque stelle, vogliono togliere le sanzioni già esistenti contro la Russia e quindi è molto improbabile che intendano aggiungerne altre.

 

Due giorni fa i 23 “diplomatici” russi espulsi da Londra sono decollati verso Mosca. “Diplomatici” è scritto fra virgolette perché se sono stati cacciati dopo l’avvelenamento di Salisbury vuol dire per gli inglesi che fanno parte dell’intelligence russa e usano l’ambasciata come copertura. Fonti Nato calcolano che almeno un terzo del personale delle ambasciate russe in Europa sia formato da uomini dell’intelligence, nel caso di Londra è un quaranta per cento, percentuale più alta perché c’è più lavoro da fare considerata la presenza di una ricca comunità russa. I 23 sono volati via a bordo di un aereo Ilyushin della flotta di stato con codice di identificazione 96023 che negli ultimi tre mesi è finito al centro di un paio di scandali poco chiari. Il primo è nato in Argentina. Nel dicembre 2016 la polizia di Buenos Aires e la sicurezza dell’ambasciata russa scoprono dodici valigie con 389 chili di cocaina “purissima” in un magazzino dell’edificio. Preparano una trappola per vedere chi avrebbe spostato le valigie: rimpiazzano la droga con farina e mettono alcuni segnalatori Gps. Dopo un anno le valigie sono caricate su un volo diplomatico diretto a Mosca, dove i russi arrestano i complici della banda di trafficanti, di cui almeno uno lavorava all’ambasciata. Non si è ancora capito come la droga sia entrata in quello che dovrebbe essere un ambiente controllato. Il quotidiano inglese Telegraph ha scritto che l’aereo 96023 è quello di Nikolai Patrushev, ex capo dell’intelligence e attuale segretario del Consiglio di sicurezza russo (si occupa anche del dossier siriano per conto di Putin, tra le altre cose). Patrushev e il suo aereo sono in Thailandia il 28 febbraio proprio mentre nel paese la polizia arresta Anastasia Vashukevich, una prostituta bielorussa che durante l’arresto dice ai giornalisti di essere l’anello di congiunzione tra i russi e il presidente americano Donald Trump e di essere a conoscenza di molte cose. Promette aiuto ai servizi segreti occidentali in cambio della liberazione dalle prigioni thailandesi. Il 96023 doveva essere l’aereo usato per le missioni discrete della Russia, ma dopo la storia dei narcotrafficanti e delle spie è diventato il più seguito dagli appassionati che tengono d’occhio i tracciati radar dei voli in tutto il mondo.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)